Vi ricordate HSH Nordbank? Ma sì, è la banca tedesca attiva nel credito alla cantieristica, finita nei guai per troppe sofferenze e che da anni godeva di aiuti pubblici, autorizzati dalla Commissione europea. La banca è (anzi, era) pubblica, e questa circostanza, per motivi imperscrutabili, suscitava negli italiani una incoercibile invidia. Ma come? I contribuenti tedeschi spendono un sacco di soldi per una banca in dissesto, e a noi orgogliosi italiani viene impedito? E chi saremmo, figli di un debito minore?
“Anche noi, anche noi!”, strillavano i patrioti autolesionisti, che letteralmente sbavavano per poter buttare alcune decine di miliardi a puntello delle nostre banche. “I tedeschi hanno messo fantastilioni di soldi pubblici per aiutare le loro banche, e noi chi siamo?”, recriminavano editorialisti di sistema e vicedirettori di radio confindustriali dal loro pulpito quotidiano. “Hanno speso duecentocinquanta miliardi, venghino!”. Anche no ma non sottilizziamo.
I termini della questione erano piuttosto semplici, in realtà: i due azionisti pubblici di controllo, due Laender tedeschi, a giugno 2013 avevano chiesto ed ottenuto di aumentare le garanzie a favore di HSH, dopo quelle erogate nel 2009. Due mesi dopo, ad agosto, le norme europee mutano e viene introdotto, con la relativa Comunicazione bancaria, il principio della condivisione degli oneri (burden sharing). La surreale polemica di alcuni commentatori italiani si era incentrata sul fatto che HSH dovesse quindi essere assoggettata a burden sharing prima degli aiuti pubblici, con decurtazione o azzeramento di capitale e bond da essa emessi, prima di concedere altri aiuti pubblici.
Peccato che quel supplemento di aiuti fosse stato autorizzato prima di quella comunicazione bancaria della Commissione. E peccato pure che quelle banche fossero pubbliche, quindi sempre soldi dei contribuenti sarebbero stati immolati. Come che sia, oggi siamo all’epilogo di quella vicenda. HSH Nordbank viene ceduta, dopo asta aperta, competitiva, trasparente e priva di sussidi pubblici agli acquirenti, ad un consorzio di investitori internazionali guidato dai fondi di private equity JC Flowers e Cerberus. Quindi, la banca viene privatizzata, i contribuenti dei due Laender tedeschi non sanguineranno più, e vissero tutti felici e contenti.
Di HSH Nordbank non si parla più da molto tempo, nel paese petulante e vittimista alla deriva nel Mediterraneo e che tanto ama lamentare “i problemi delle banche tedesche”. Qualcuno si ricorda ancora Matteo Renzi che andava in giro dicendo “faccio il tifo che questa banca tedesca sia salvata”, parlando di Deutsche Bank? Ecco, la situazione da allora non è cambiata. O meglio, siamo stati in parte esauditi nella nostra invidia debitorum ed abbiamo immolato anche noi un bel pacco di miliardi per le due banche venete, per “salvare” MPS che resta pericolante e ad oggi ha una minusvalenza miliardaria in capo al Tesoro, cioè ai contribuenti italiani; il sistema delle banche italiane ha poi gettato un salvagente alla boccheggiante Carige, e non è affatto detto che possa bastare.
Però quello che contava, nel ridicolo dibattito pubblico italiano, era HSH Nordbank; oltre, come sempre da molti anni, alla sopracitata Deutsche Bank ed ai suoi “titoli tossssici“, ed anche “le Sparkassen e Landesbanken, che sono piene di buchi che i tedeschi nascondono”, che sono le frasi che ormai potete sentire anche nei bagni degli autogrill o sugli autobus. Ah, e pensate che nel caso di HSH una banca pubblica multiregionale è stata privatizzata (orrore!) a beneficio di investitori stranieri (orrore bis!), che sono pure fondi speculativi, per gli amici locuste (orrore ter!).
Proprio vero che a noi italiani è il liberismo, quello che continua a fregarci. Oltre al petulante vittimismo, s’intende. Per tutto il resto, c’è il patriottismo.