Ieri la Cassa Depositi e Prestiti ha presentato il proprio piano industriale triennale, 2019-2021. Avremo tempo e modo di valutarlo, anche perché da quel piano non paiono essere esplicitate ipotesi di redditività. Quello che invece vorrei segnalarvi è che oggi il prestigioso vicepremier e bisministro, Luigi Di Maio, nel corso di una delle sue famigerate “dirette Facebook”, ha pensato bene di spiegare al Popolo sovrano e manovrato alcuni dettagli del piano industriale. Ovviamente con esiti comici, almeno per chi ancora riesce a ridere per gli sfondoni di questa gente.
In tale video, Di Maio inizia segnalando che il piano di CDP prevede
“Una rete su tutto il territorio che assisterà le imprese e aiuterà gli imprenditori e i piccoli risparmiatori quando le banche private non saranno disponibili a erogare crediti e strumenti di aiuto e agevolazione”
Peccato che le cose non stiano in questi termini. Perché, detta come l’ha detta Di Maio, pare che Cassa Depositi e Prestiti si dedicherà a dare soldi alle imprese ed alle famiglie a cui le banche rifiuteranno il credito perché debitori troppo rischiosi. Ovviamente, non accadrà nulla del genere. Intanto, non c’è traccia di interventi di CDP che coinvolgano “i piccoli risparmiatori” (sic).
Se poi guardiamo alle slide del piano industriale, nella sezione Imprese, vediamo che c’è questo punto:
Un’offerta integrata con prodotti mirati alle esigenze di tutte le imprese (non solo grandi), non pienamente soddisfatte dal mercato
Opportuno ricordare a Di Maio che “offerta di prodotti mirati a esigenze non pienamente soddisfatte dal mercato” non vuol dire che CDP si sostituirà alle banche “che rifiuteranno il credito”, perché semplicemente non è così. Ma mi rendo conto che è bello far credere al PBF (Popolo Bue Festante) che, dopo la povertà, il governo del Cambiamento ha sconfitto anche il rischio di credito. Ti piacerebbe, vero, Giggì? Magari usando il risparmio postale, eh? E invece no: l’elicottero di CDP non lancerà denaro sui cittadini festanti, ahimè.
Nello stesso video, Di Maio tenta disperatamente di mettere una pezza all’emendamento approvato ieri in Commissione Bilancio alla Camera, per concedere sgravi su auto elettriche ed ibride; dovendo trovare una copertura finanziaria (questi sgradevoli ostacoli sul cammino della Storia, signora mia), si è pensato di penalizzare le emissioni di CO2, aiutando quindi indirettamente le versioni a gasolio (che però stanno uscendo dal mercato). Un vero peccato che, così facendo, si sarebbe finiti a massacrare le utilitarie, in particolare la produzione di FCA (Panda e 500), oltre che sussidiare gli acquirenti di costosi ibridi e full electric.
Dopo le immancabili proteste, Salvini e -soprattutto- Di Maio corrono a mettere una pezza a colori, e il secondo tira fuori dal cilindro il coniglio spelacchiato del “tavolo” con i produttori e le immancabili associazioni dei consumatori. Non prima di aver precisato che “le auto esistenti non subiranno penalizzazioni”. Quindi, vediamo: con un solo emendamento si ostacola il rinnovo del parco auto esistente, si penalizza il produttore italiano (quello che assembla in Italia, gente, sveglia!), e si sussidiano i soggetti che possono permettersi di comprarsi una Tesla o una BMW. Ma non è meraviglioso, tutto ciò? Robin Hood alla rovescia. Anzi, si rischiava il Giggin Hood, a dirla tutta. Per fortuna il ministro vigila e mette pezze. Un futuro come couturier, forse.
Però io li posso capire: devono ammazzare il tempo approvando misure “epocali” e mancette assortite, visto che i due assi portanti del Cambiamento, Quota 100 e reddito di cittadinanza, sono avvolti da nebbie fittissime, nelle more della “interlocuzione” con la Commissione Ue. A me queste due misure ricordano i due monconi del Ponte Morandi, a voi no?
Attendiamo fiduciosi di quadrare il cerchio per il 2019, scrutando con deferente timore il sopracciglio del professor Paolo Savona, e soprattutto di quadrare il 2020 ed il 2021. Perché è su questi due anni che il prestigioso esecutivo italiano rischia la procedura di infrazione. Una vera beffa, per chi sta cercando disperatamente di arrivare alle elezioni europee di maggio, trascinandosi dietro un paese in macerie, già prodotte e (soprattutto) da produrre.
Chiudo facendo mio l’invito di Di Maio a “leggere il piano industriale di CDP”, che è “quello che abbiamo sempre sognato”. Ecco, direi che l’ipotesi di distribuire soldi ad elicottero, quando “le banche private non vogliono fare credito” resterà una bufala assoluta. Quindi credo che sia soprattutto Di Maio a doversi leggere quel documento. Ma affiancato da qualcuno che lo aiuti a comprenderne il senso, perché è vero che ci sono tante figure colorate, ma purtroppo il testo è piuttosto impegnativo. E ora, scusate ma “torno al lavoro” (cit.)