Tra shock e Bad company: il tempo vola, quando ci si diverte

Oggi lo stagno italiano produce una bolla di fermentazione nuova, anzi antica: vogliamo fare rapidamente le grandi opere infrastrutturali? Mettiamole in una bella cornice emergenziale, e via! Ennesimo déjà vu dei proiettili d’argento prodotti dalla fonderia italiana.

Ultimo in ordine cronologico a segnalare questa miracolosa soluzione è stato Matteo Renzi, che si avvia all’estinzione politica in un crepitio che ricorda quello dei suoi amati popcorn. E da lì, a ruota, ecco consensi ed assensi, suffragati dall’ultimo “caso esemplare”: il nuovo ponte di Genova, che qualcuno ha già ribattezzato, con frusta citazione storica dal proprio fondatore, “il nuovo miracolo italiano“. Quanto vorremmo un paese senza miracoli, Padre.

Avete visto, come andiamo veloci? Sembriamo un ibrido tra tedeschi e cinesi! Ma come abbiamo fatto a non pensarci prima? Solo perché ci avevamo già pensato prima, in effetti. Ricordate la Protezione Civile dei Grandi Eventi dell’era berlusconiana, quella diretta da Guido Bertolaso? La logica era identicamente quella. Poi andò storto qualcosa, diciamo.

Ora riproviamo con l’ultimo spin di Renzi, che chiede anche commissari straordinari per ogni opera. Anche qui, nulla di nuovo: ci avevano già provato Luigi Di Maio e Matteo Salvini, lo scorso governo. Solo per finire ad accapigliarsi, tra le altre cose, anche sulle nomine di questi superuomini commissari.

L’eterna tensione tra il “fate presto” e il controllo delle pulsioni predatorie. Il circolo vizioso che descrive un arco (o una falce) tra appalti, greppie, codici degli appalti, anticorruzione. Stop and go verso l’inferno.

Chiacchiere, distintivo e nomine: la repubblica italiana in sintesi. “Vogliamo merito, non tessere!”, spergiurano i nostri condottieri. “Guardate, siamo talmente genuini nelle nostre aspirazioni meritocratiche che ricorreremo ai cacciatori di teste. Chi meglio di loro, a garanzia di qualità del processo di selezione?” Disse la volpe prima di entrare nel pollaio, non prima di aver dato istruzioni ai cacciatori di teste, ed aver fornito loro gli estremi per la fatturazione.

Non saranno i commissari straordinari a salvare il paese, quindi, il piano shock è solo la rimasticatura di antichi riti negoziali tra tribù. A proposito: ogni volta che leggete di “piano shock, terapia shock, cura shock”, mettete mano alla fondina al portafogli, per verificare che ci sia ancora.

Bullshit as usual, in Italy. Investimenti scorporati dal deficit, per poter pagare più pensioni e sussidi, che dopo tutto sono investimenti elettorali; poi l’ossimorica gestione ordinaria emergenziale, per poter realizzare quegli stessi investimenti.

Sono tutti divertissement, per ingannare il tempo mentre il paese è su un nastro trasportatore che lo conduce verso l’unico vero shock che lo attende: una nuova recessione, stavolta ben più profonda degli episodi degli ultimi cinque anni, viste le determinanti esterne che si abbatteranno su un paese che di suo non va oltre la crescita zerovirgola.

Nel frattempo, avete notato che in Italia il tempo è ormai scandito dal numero di Bad company generate da Alitalia? Chissà che vorrà mai dire….

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