Oggi mi è caduto distrattamente l’occhio su un post dal blog del deputato di LeU, Stefano Fassina, su l’Huffington Post. Tema: l’abituale teatrino Mes sì, Mes no, che vede gli italiani distinguersi in Europa. Premesso che io non considero la richiesta di questi fondi come lo spartiacque tra la vita e la morte, del post di Fassina mi colpiscono alcuni argomenti.
Intanto, il titolo: d’accordo, è possibile e finanche probabile che non sia opera di Fassina (molti anni fa avevo anch’io un blog sulla stessa testata, non ricordo se i titoli fossero miei), ma mi pare che affermare che “serve una svolta keynesiana” (yawn) sia la solita operazione di adescamento al click.
A parte ciò, Fassina fa training motivazionale ai pentastellati, come un Peppiniello Di Capua il cui metronomo sia stato plasmato negli anni di Francesco Saverio Borrelli: “resistere, resistere, resistere”. A cosa? Ma che domande: al pressing ormai asfissiante del Pd per chiedere i 36 miliardi del Mes pandemico.
Quello che mi ha colpito sono le motivazioni di Fassina, o meglio quelle che egli imputa al Pd:
Il Pd, sempre più esplicitamente impegnato a legittimarsi come partito garante subalterno del vincolo esterno, insiste sul regalo di Babbo Natale ancora (per poco, sostengono i bene informati) rifiutato dal M5S a causa di residue scorie di populismo.
Pensate: “partito garante subalterno del vincolo esterno”. Ma non è sublime, questa immagine? L’Italia assediata dal vincolo esterno, questa entità malvagia che agisce in nome e per conto della realtà, che ha un inequivocabile bias neoliberista, e ci impedisce di stamparci la felicità in casa. Ma perché il malefico Pd agirebbe come quinta colonna dell’agente della Reazione noto come vincolo esterno?
Presto detto:
Non vi sono condizionalità, ripetono in coro con larga parte dell’establishment, comprensibilmente intento ad affermare gli interessi della finanza e delle imprese legate all’export.
A-ha, ecco la pistola fumante! Il Pd, asserragliato nelle ZTL da dove avvelena i pozzi del Popolo, vuole mettere l’Italia sotto tutela per fare gli interessi della finanza e -udite, udite- delle imprese legate all’export! Ora è chiaro che non sono solo i malvagi finanzieri ad aver impoverito il paese ma anche un segmento di imprese, che spesso la pubblicistica borghese decadente e reazionaria indica come una delle nostre ancore di salvezza: quelle orientate all’export.
Questo gruppo di affamatori, fingendo di dare lavoro ad un numero non piccolo di italiani, usati come scudi umani contro le istanze popolari, punta ad essere competitivo non svalutando una moneta propria bensì attraverso innovazione e produttività, ragione per cui non vedrebbe di buon grado uno scenario argentino per l’Italia. Finalmente svelato il Grande Complotto per tenere il paese al giogo di potenze straniere.
Seguono abituali argomentazioni sul Mes non ancora chiesto da nessuno, sulle condizionalità occulte ma non troppo, che al momento opportuno salterebbero fuori a sgozzarci nel sonno, eccetera. Il punto è sempre quello: Fassina e compagni assortiti sono convinti che, ad un certo punto della vita dei prestiti comunitari, si porrà per l’Italia un problema di insostenibilità del debito pubblico, ed in quel momento scatterà un memorandum europeo che esigerà i primogeniti (anche femmine, ci siamo evoluti) di ogni famiglia italiana.
Ora, a questo punto io avrei una domanda per Fassina e compagni assortiti: scusate, ma pensate che la stessa cosa non valga per i famosi 127 miliardi di prestiti del Recovery Fund che spettano all’Italia? Voi davvero pensate che per quelli non scatterebbero le stesse “tagliole”? Sono forse quelli come la tranche più junior di un CDO? Proprio no, sono senior al nostro debito, esattamente come il Mes.
Quindi, logica vorrebbe che Fassina & C. si opponessero strenuamente a tutto quello che proviene dall’Europa senza essere sovvenzione, cioè a fondo perduto. Eppure, il frastuono c’è solo sul Mes. Boh.
Segue prescrizione: poiché (secondo Fassina) il canale dell’export per l’Europa si sta chiudendo a causa dell’”esaurimento della spinta propulsiva degli Stati Uniti importatori-consumatori di ultima istanza” (eh, la Madonna, direbbe Renato Pozzetto), occorre che l’Europa spinga la domanda interna.
E però qui casca una serie di asini che manco fossero birilli del bowling. Intanto, in una “Europa keynesiana”, qualunque cosa ciò significhi, la domanda interna è quella dell’intera unione e non di singoli paesi. Quindi, con una complessa inferenza, occorre essere consapevoli che l’Italia avrebbe ancora bisogno di perfidi esportatori: non più negli Usa ma comunque in Germania, Francia, Spagna, eccetera. Quindi, servirebbe ancora essere “competitivi” (orrore), anche nel mercato unico europeo, che Fassina considera il macellaio sociale dei nostri tempi.
A meno che l’economista laureato in Bocconi ed ex FMI non intendesse che, in Europa, ci sono regioni che producono ed altre che consumano, dietro flussi di trasferimento dalle prime. In quel caso, l’Italia avrebbe il suo ruolo “naturale” entro la Cassa del Mezzogiorno d’Europa.
Non solo: potremmo anche dire che, senza la nostra domanda di consumi, il Nord (Europa) non batterebbe chiodo, ed anche tentare di ottenere sussidi crescenti con la tesi dei conquistatori del Nord che devono lenire il loro senso di colpa hobbesiano. Che dite, vi ricorda qualcosa che sentiamo e leggiamo in Italia da tempo immemore? Anche a me.
Ovviamente, per avere questo Bengodi, serve una Banca centrale europea che la pianti col suo ordoliberismo di stampo germanico e si metta ad imitare la “keynesiana” Federal Reserve. Ecco perché, per Fassina, M5S e Pd devono spingere in Europa per
[…] avvicinare l’intervento della Bce, ancora frenata dal suo mandato ordoliberista, al comportamento della Fed e motivare le ragioni per instaurare un regime finanziario di rinnovamento perpetuo dei Titoli di Stato acquistati dalle banche centrali nazionali.
Interessante punto: secondo Fassina, occorre mettere nero su bianco che le banche centrali rinnoveranno (si dice rinnovo perpetuo, non rinnovamento, caro Fassina) in perpetuo il debito pubblico in scadenza e da esse posseduto. In altri e meno involuti termini, Fassina vuole che si metta nero su bianco che la Bce monetizzerà il deficit degli stati europei. A prima richiesta.
Ora, l’ultima volta che ho controllato, nulla del genere era scritto nello statuto della Fed, ma posso sbagliarmi. Quanto alla situazione attuale, potrebbe accadere che le banche centrali, senza metterlo nero su bianco, continueranno a rinnovare il debito pubblico in scadenza, senza alcun problema. Ma di certo, dichiararlo “programmaticamente” rischia di essere pericoloso per la stabilità dei mercati.
Piccolissima nota a latere: sono lieto che un uomo di sinistra come Fassina veda gli Usa come il posto da cui provengono anche impulsi “de sinistra”, segnatamente dalla banca centrale, e non solo una raccapricciante propensione all’eutanasia sociale.
Per farvela breve, quando Fassina e molti altri con lui in Italia avranno chiaro che questo paese non si salva con trasferimenti da Nord a Sud Europa ma facendo in modo che questa mentalità sudamericana da stampatori di moneta e di felicità venga eradicata, avremo fatto un enorme passo indietro. Dal baratro.