Il Copasir e il complottone franco-tedesco
Lo scorso 5 novembre, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (per gli amici, Copasir), ha esaminato la proposta di relazione “sulla tutela degli asset strategici nazionali nei settori bancario e assicurativo”, licenziandola con voto unanime. La sintesi di tutto è: la Patria è minacciata, stringiamoci a coorte, il Btp chiamò. Sulla premessa si potrebbe anche astrattamente concordare, sia pure partendo da premesse differenti e Btp a parte. Su svolgimento e prescrizioni, assai meno.
A seguito della pandemia e dell’aggravamento ad essa preesistente delle condizioni della nostra economia, il Copasir ha intensificato la propria attività di acquisizione e valutazione di informazioni, il che ci può stare. I problemi sorgono quando la giusta preoccupazione per la situazione lascia il passo a prescrizioni puramente sovraniste, che rischiano di produrre danni maggiori.
Secondo il Copasir il settore finanziario, banche e assicurazioni, presenta elevati profili di criticità, derivanti sia dalla natura banco-centrica dell’economia italiana sia perché tale settore ha in portafoglio ampie porzioni del nostro debito pubblico. Confesso che, mentre il primo punto mi appare auto-evidente, il secondo non mi risulta affatto. Sapete perché?
Perché, se queste sono le premesse, il vero obiettivo delle prescrizioni del Copasir non sono francesi e tedeschi che vogliono colonizzarci ma banche e assicurazioni italiane che dovessero decidere, per motivazioni puramente economiche e gestionali, di disimpegnarsi dalla sottoscrizione di nostri titoli di Stato.
BTP, BUONI DEL TESORO DEL PIAVE
Le banche italiane detengono il 27% del debito pubblico nazionale, contro il 16% della media dell’Eurozona e il 19% dell’Ocse. Male, direi io, almeno sotto il profilo della diversificazione del rischio. Profilo che tuttavia, come sappiamo da tempo, in Italia è diventato marchio distintivo dei disfattisti. La tesi del Copasir è che Francia e Germania abbiano da tempo avviato una manovra concentrica per strangolare le nostre banche e il nostro paese.
E come? Col calendar provisioning,
[…] il rigido sistema di valutazione dei crediti adottato nel 2018 dalla Bce su iniziativa della Germania, che sta producendo effetti negativi soprattutto sulle banche dei Paesi del Sud Europa, sebbene anche quelle tedesche si trovino in una fase non performante.
Che tradotto significa: visto che ora le banche devono fare accantonamenti per perdite su crediti entro un preciso arco temporale (ma con possibilità di motivare eventuali deroghe: questo al Copasir è sfuggito), rischiamo di fare affiorare da sotto il tappeto le sofferenze ben prima del tempo infinito a cui aspiriamo.
Un bel problema, signora mia, questi vincoli europei; frutto, suggerisce il Copasir, di una concertata azione franco-tedesca per espugnare la nostra amata Penisola. Anche perché, prosegue la relazione, si osserva “una crescente e pianificata presenza di operatori economici e finanziari di origine francese nel nostro tessuto economico”.
Quindi, par di capire, mentre i tedeschi prendono a colpi di maglio il Belpaese, per indebolirlo, i francesi passano a raccogliere le nostre aziende. Sperando, aggiungo io, che l’obiettivo tedesco non sia quello di radere al suolo l’Italia perché altrimenti i francesi farebbero shopping di future macerie e vincerebbero il premio Pane & Volpe d’Europa. Che dire, spero che i due paesi si parlino, quando pianificano l’assalto all’Italia. O forse è una diabolica trappola tedesca a danno dei francesi, chi può dirlo.
ALLARMI, SON FRANCESI
C’è un bersaglio grosso, anzi enorme, dei transalpini? Certo che sì, si trova ai confini del fu Impero Austro-Ungarico ed è guidato, pro tempore, da un francese. A-ha! “Solo un caso? Io non credo”:
Una eventuale cessione di Assicurazioni Generali ad AXA incrementerebbe in misura considerevole la quota – già elevata – di titoli di stato italiani posseduta da operatori francesi.
Sommando i 63 miliardi di Btp in portafoglio a Generali a quelli di Axa, si giunge a circa il 3,5% dello stock del nostro debito pubblico, facendo suonare l’allarme. Non solo: a fine 2019, operatori francesi possedevano circa il 22% di titoli italiani, e ben 285 miliardi di nostri titoli di Stato, oltre l’11%. Allarme rosso o meglio tricolore, diremmo. Perché, sempre secondo il Copasir, potrebbero scatenarsi attacchi speculativi contro di noi, mediante prestito a hedge fund dei nostri Btp o movimenti sui credit default swap, per fare gonfiare il rischio di credito dell’Italia.
Aspettate: fatemi capire, ché sono tonto. Investitori francesi posseggono molti Btp e potrebbero decidere di abbatterne il valore, alimentando la speculazione? Proprio dei fessi tafazzi questi mangiarane, non trovate? O forse il Copasir ritiene che i franzosi potrebbero smettere di sottoscrivere i nostri Btp, non rinnovandoli a scadenza?
Ma se così fosse, chiediamoci il perché. Forse per timori per la solvibilità italiana? Ma se le cose stessero in questi termini, il problema non sarebbe chi possiede il debito italiano ma il debito italiano in quanto tale, non trovate?
Se queste sono le premesse, cioè sventare il tentativo francese di dare la scalata all’Italia, non stupisce che l’analitico Copasir sposti il riflettore delle preoccupazioni sul cittadino francese che, pro tempore, guida la seconda banca italiana e che da alcuni anni avrebbe intrapreso “alcune iniziative apparentemente volte ad affrancare la banca dall’Italia”.
Jean Pierre Mustier, inoltre, negli ultimi quattro anni, avrebbe ridotto di ben 11 (undici) miliardi lo stock di Btp detenuti da Unicredit. La vedete, la pistola fumante? Serve quindi attenzionare costui, per evitare che fugga di notte con la banca sotto braccio, dirigendosi verso il confine di Ventimiglia.
TENETE LE POSIZIONI, LO DICEVA ANCHE CADORNA
Come valutare questa relazione, quindi? In un modo molto preoccupante. Anche perché la relazione pare essere stata assunta all’unanimità, quindi non è frutto dell’attuale maggioranza sovranista del Copasir, che come tutte le commissioni parlamentari di garanzia e controllo è guidata da esponenti dell’opposizione.
Perché preoccupante? In primo luogo perché si sta mandando il messaggio, agli investitori esteri nel settore bancario e assicurativo, che l’operatività in Italia è imprescindibile dal puntello al debito pubblico italiano. Questo resterà un inutile proclama identitario, ovviamente. Il puntello, e l’operatività, esisteranno sin quando il debito pubblico italiano apparirà sostenibile.
Il problema vero riguarda invece il messaggio molto forte inviato a banche e assicurazioni italiane: non azzardatevi a ridurre lo stock di Btp o accenderemo su di voi il famoso faro. Io sento puzza di Sudamerica, in questo messaggio per nulla subliminale. E se le assicurazioni nostrane fossero costrette a ridurre la quota di Btp a causa dei meccanismi di controllo del rischio stabiliti dalla regolazione europea? Beh, secondo il Copasir, questo accade perché
[…] le iniziative comuni assunte dalla Francia e dalla Germania (…) riescono a esprimere una significativa capacità di influenza sui processi decisionali che ad esse competono, e conseguentemente a meglio tutelare i rispettivi interessi nazionali nei diversi tavoli negoziali.
Ecco, vedete? Noi siamo vittime di scalate ostili e tentativi di raderci al suolo (spero non entrambe le cose contemporaneamente, ripeto, altrimenti avremmo nemici incredibilmente stupidi) perché non riusciamo a “esprimere una significativa capacità di influenza sui processi decisionali” che ci competono. All’Italia servono alleati, dunque. Possibilmente non in Sudamerica o Medio Oriente, visto che siamo in Europa.
Però, ora mettetevi nei panni di un detentore di polizze vita emesse da Generali. Sappiamo che da tempo Generali ha avviato un processo di ridimensionamento delle posizioni italiane nei portafogli. Sia per le note, disfattistiche e antipatriottiche esigenze di diversificazione, peraltro accentuate in questo periodo di minimi storici di rendimento dei Btp (con aiutone Bce) che per le esigenze legate ai parametri di rischio espressi dalla direttiva Solvency II.
Secondo voi, tale detentore di polizze vita Generali deve sentirsi rassicurato o preoccupato da queste considerazioni del Copasir, che vanno esattamente nella direzione di impedire la diversificazione ma anzi nel suo opposto, il vincolo di portafoglio? Non è che questo policyholder potrebbe decidere di smontare tutto e arrivederci? Ah, saperlo.
L’attivismo del Copasir, in questa fase dell’infinito declino italiano è noto, e da molto prima della pandemia. La ricetta non sta in golden power come se piovesse o minacce oblique a investitori domestici e non residenti per costringerli a inginocchiarsi davanti al nostro malinteso “interesse nazionale”. Che non è quello di fallire in pace senza che nessuno metta bocca, neppure i creditori; né quello di spaccare il termometro per non vedere dove è arrivata la febbre. Le pandemie passano, la mentalità italiana malata resta.