Il ritorno del PCI, partito cinese d’Italia
Uno sguardo alla colonia filocinese della politica italiana, piuttosto composita e vocale malgrado la chiamata a coorte che giunge dall’Impero americano
Uno sguardo alla colonia filocinese della politica italiana, piuttosto composita e vocale malgrado la chiamata a coorte che giunge dall’Impero americano
Viviamo in un’era particolare: quella in cui i cittadini sono spaventati ed incazzati neri. In questa era, la politica non pare richiesta di fornire soluzioni, visto che è essa stessa parte del problema, bensì suggestioni. Vi sono paesi, come il nostro, in cui tali suggestioni sconfinano nel delirio conclamato.
Poiché la funzione di reazione dei nostri partiti e movimenti è quella di produrre onde nello stagno, soprattutto in estate, quando il calore rincitrullisce ulteriormente un’opinione pubblica che mediamente è già di suo assai poco sveglia durante il resto dell’anno, che c’è di meglio di una bella sbraitata con bava alla bocca di ordinanza contro l’euro ed i tedeschi? Detto, fatto.
Con colpevole ritardo, vi segnaliamo una perla del comico che fa da guardiano del cancello del M5S. Probabilmente per impedire che soggetti sani di mente possano entrarvi e contaminarlo. Eravamo nell’ubriacatura del post referendum greco, quello che ha sedotto e abbandonato molti guitti politici italiani, dopo la radiosa scampagnata ateniese. E Grillo aveva già la ricetta per il dopo exit. Quello …
“Il Presidente del Consiglio ha scritto una norma che in sostanza comporta enormi vantaggi per i grandi evasori del nostro Paese” seguendo la logica del “più sei ricco e più evadi. Più evadi e più vale la pena evadere”. Lo scrive il blog di Beppe Grillo in un post in cui si ipotizza: “se dall’inchiesta della procura di Genova emergesse …
E quindi, alla fine una diarchia ha nominato un direttorio. Democrazia (diretta), portali via.
Contrordine, cittadini: da oggi (anzi, da ieri) è ufficialmente nato il M5S del sorriso. Quello che parla sottovoce, prende un Maalox, si dice fiducioso nel futuro e pertanto assai paziente, forse smetterà pure di dare del ladro e del criminale fiancheggiatore a chi non lo vota. Insomma, siamo nell’era dell’irenismo consapevole.
La performance di ieri sera di Beppe Grillo da Bruno Vespa segna il momento più alto della parabola di un paese. Da qui possiamo solo scendere. O meglio, tentare di volare.
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