Governareper…negazione della realtà

Il nuovo sito ulivista si chiama “governareper“. Al di là del titolo, vagamente auto-iettatorio, e del desolante ed autobiografico “under construction” nella sezione relativa al programma, il sito (citiamo) rappresenta “una iniziativa editoriale di area ulivista nata per sostenere il progetto politico di Romano Prodi attraverso l’elaborazione culturale e programmatica“. Tradotto dall’ulivese, si tratta di una raccolta di pensosi saggi elaborati dai soliti noti esponenti del think tank progressista, che ad intervalli regolari si riuniscono a Camaldoli o in qualche altro ameno luogo di clausura (dove in epoche felici si celebravano i fasti del millenarismo, precursore dell’ulivismo d’opposizione…) per elaborare strategie planetarie che, con inquietante regolarità statistica, finiscono poi nel cestino, o meglio nel “cassetto dei sogni”, quello dove la sinistra riformista e moderata ripone ordinatamente i propri desiderata dopo che gli stessi sono stati annichiliti dal Parolaio rosso e dalle sue numerose truppe di complemento non prima, of course, di aver suscitato fremiti di estasiata ammirazione nell’Edmondo Berselli di turno. Un esperimento editoriale che assomiglia all’esperienza del sito lavoce.info, altro serbatoio di idee (o più propriamente, di tautologico buonsenso), animato da un gruppo di docenti bocconiani, tra i quali spicca il professor Tito Boeri, che vediamo spesso ospite a Ballarò, su Raitre, impegnato a bacchettare i miscredenti del verbo “scientifico”. Martedì sera, ad esempio, si è lanciato in una filippica circa il fatto che l’economia mondiale è cresciuta nel 2004 al passo più rapido da molti anni a questa parte, cosa innegabilmente vera, soprattutto per merito dei paesi asiatici (Cina inclusa) e degli Stati Uniti. Non pago di questa evidente banalità, si è spinto ad affermare che in Europa solo l’Italia non è riuscita ad agganciarsi al treno della ripresa, a differenza, ad esempio, della Germania. Ieri, l’ufficio federale tedesco di statistica ha pubblicato i dati relativi alla disoccupazione nel paese che, a seguito dell’utilizzo di nuovi criteri statistici, peraltro più veritieri, è schizzata in gennaio al record dell’11.4 per cento, per un totale di oltre 5 milioni di disoccupati, massimo storico (non corretto per la stagionalità) dal 1933. Pur ammettendo l’esistenza di differenti criteri statistici, tuttavia non tali da stravolgere le tendenze sottostanti, giova ricordare che la disoccupazione italiana è attualmente all’8.1 per cento, ma che soprattutto evidenzia un trend favorevole di riduzione da almeno due anni, previsto peraltro continuare a tutto il 2006. L’Italia, malgrado gli strepiti francamente bizzarri della sinistra, che periodicamente tira per la giacchetta gli eurocrati di Bruxelles, invitandoli a perseguire “senza se e senza ma” il pernicioso lassismo fiscale italiano, resta al di sotto della soglia del 3 per cento nel rapporto tra deficit e prodotto interno lordo, soglia che Francia e Germania hanno superato da ormai tre anni. Nel tentativo di stimolare la crescita, il governo rossoverde di Gerhard Schroeder ha rivisto al ribasso la struttura delle aliquote dell’imposta sui redditi: la massima passa dal 45 al 42 per cento, la minima dal 16 al 15 per cento. Per finanziare tale riduzione fiscale, il governo federale ha messo mano ad una riforma degli ammortizzatori sociali che, tra le altre misure, limita nel tempo l’erogazione di sussidi di disoccupazione. Possiamo, anche qui, ipotizzare un’attenuazione della progressività fiscale, promossa per giunta da un governo di sinistra. Ci saranno state anche in Germania le accuse di attentato alla convivenza civile nazionale? Naturalmente il professor Boeri, che verosimilmente a breve vedremo nella veste di candidato ulivista a un seggio o a un’authority, si è ben guardato dall’evidenziare questi dati, perché in quel caso avrebbe dovuto anche segnalare, per onestà intellettuale minimale, che la Germania mostra anche una chiara tendenza all’aumento dello stock di debito pubblico, ora a circa il 65 per cento del prodotto interno lordo.

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