Nell’incontro tra Bush e Schroeder (proprio lui, il compagno socialdemocratico che si è fieramente opposto alla guerra in Iraq), emerge la posizione comune secondo la quale l’Iran non può avere la bomba atomica. Il modo in cui questo obiettivo verrà raggiunto non è ancora chiaro e lo stesso Bush, pur non scartando in linea di principio ogni opzione, ha sottolineato che “l’Iran non è l’Iraq”. Ora attendiamo gli sviluppi, anche se la scadenza del 15 marzo della “moratoria” unilaterale dichiarata del regime di Teheran sul processo di arricchimento dell’uranio è prossima, e finora il terzetto europeo non ha cavato il classico ragno dal buco, ancora una volta per eccesso di approccio mercantile alla problematica. Quello che è importante rilevare, in questa fase, è che il ritrovato multilateralismo statunitense appare in realtà come un progressivo avvicinamento dell’Europa sulle posizioni di Washington. Attendiamo una presa di posizione ufficiale da parte della nostra Unione, auspicabilmente simile a quella di Schroeder, che temiamo tuttavia verrà a breve definito “guerrafondaio” dal primo Dario Fo che passa per la piazza…
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