L’economia tedesca cresce nel primo trimestre 2005 al passo più rapido dal primo trimestre 2001. Il prodotto interno lordo, corretto per la stagionalità ed il numero di giorni lavorati (2 in meno nel trimestre) aumenta dell’1 per cento sul quarto trimestre 2004, quando aveva registrato una riduzione dello 0.1 per cento, e contro attese per un incremento dello 0.5 per cento. Senza considerare gli effetti di calendario, non si registra variazione. La crescita è stata guidata da un recupero dell’export e da una flessione dell’import, mentre la domanda domestica ha segnato una contrazione rispetto all’ultimo trimestre 2004. Il presidente della Bundesbank, Axel Weber, ritiene che la crescita sia destinata ad indebolirsi nel secondo e terzo trimestre. Una più lenta crescita salariale (lo scorso anno i salari orari dei lavoratori manifatturieri sono cresciuti dell’1.9 per cento, uno dei minori tassi d’incremento tra i 30 paesi dell’Ocse) ed un tasso d’inflazione sotto la media dell’Unione Europea hanno contribuito a sostenere la competitività delle aziende tedesche. All’inizio della settimana i sei principali istituti pubblici di analisi economica hanno ridotto la propria previsione di crescita per l’economia tedesca nel 2005 dall’1.5 allo 0.7 per cento.
L’Italia entra in recessione per la seconda volta in meno di due anni, con il prodotto interno lordo che si contrae nel primo trimestre dello 0.5 per cento, peggior risultato da sei anni, dopo la flessione dello 0.4 per cento del quarto trimestre 2004, e contro attese per una crescita dello 0.2 per cento. La produzione industriale italiana, che rappresenta circa un terzo dell’economia, si riduce in marzo dello 0.6 per cento, terzo trimestre consecutivo di declino. Di rilievo, tra le variazioni settoriali della produzione industriale italiana, il meno 11 per cento del tessile-abbigliamento ed il meno 16.6 per cento del settore calzature. Tra gli altri paesi europei, anche Olanda (meno 0.1 per cento trimestrale) e Finlandia (meno 0.2 per cento trimestrale) fanno segnare contrazioni del livello di attività.
La variazione complessiva del prodotto interno lordo nel primo trimestre 2005, per l’intera Area Euro, è dello 0.5 per cento trimestrale, in linea con le attese.
Si conferma, quindi, la forte perdita di competitività del sistema-paese Italia, che richiede interventi strutturali e di ampia portata, concetti che questa maggioranza si ostina pervicacemente a non voler assimilare. Quanto all’analisi del premier, si tratta di una rimasticatura di concetti seri (la correzione dei dati macroeconomici per la stagionalità ed il numero di giorni lavorativi), ma ancora una volta declinata in boutade. Purtroppo, avendo costruito il proprio modello di comunicazione politica sull’ottimismo “senza se e senza ma”, Berlusconi appare ora prigioniero di questa “sindrome da Unieuro” (chiediamo venia per la pubblicità). Occorrerebbe invece una comunicazione politica (ed una conseguente azione) da “sangue, sudore e lacrime”, a partire dal rinnovo del contratto del pubblico impiego, ma l’inquilino di Palazzo Chigi appare purtroppo geneticamente sprovvisto della capacità di confrontarsi con la realtà.