Questa volta l’audace salto quantico è tra il no al Trattato costituzionale europeo ed il ritorno sul Continente di guerre, lutti, carestie, epidemie e devastazioni assortite. Abbiamo il fondato sospetto che la scienza di Bocca (sempre più nomen omen…) tenda a confondere l’unione politica con quella monetaria e liberoscambista. In attesa del ritorno di barriere doganali, posti di frontiera minati, Verdun e fronti occidentali, proponiamo di iniziare a raccogliere le firme per un referendum parzialmente abrogativo della legge Basaglia. Con un simile testimonial, siamo certi che questa volta non vi saranno divisioni laceranti…
Mi sbaglierò, ma già ora, nelle fotografie di vincitori della sinistra e della destra riunite, mi è parso di veder tornata un’antica boria, un’antica follia.
Ma che vogliono questi francesi del No? Una Europa che torna indietro di cent’anni ai nazionalismi e alle guerre che l’hanno distrutta e che le hanno tolto l’egemonia civile nel mondo?Il sospetto che nella politica mondiale tutto si tenga, che ci sia una storia a cicli, di andate e ritorno fra progresso e regressi, ci era già chiaramente venuto con il successo politico di Silvio Berlusconi. Il fatto che la sua svolta reazionaria sia fortemente legata a quella americana di George Bush o a quelle europee in Germania o in Olanda non ci pare facilmente negabile.
Ma è una svolta drammatica, significa tornare all’Europa delle nazioni, delle frontiere, delle guerre; significa trasferire le incomprensibili follie odierne dei partiti, che almeno sono estranei alle armi, alle vecchie follie feroci degli eserciti, all’idiozia dei generali. Come se fossimo su un tapis roulant che va all’incontrario, e ci trascina verso un passato catastrofico.
Non si è vissuto bene negli anni della Comunità europea? Non è stata una decente vita senza parate militari e senza massacri? Nossignori, dobbiamo tornarci.
l’Espresso, 17 giugno 2005