E così, il popolo della sinistra ha scoperto (o riscoperto) la questione morale e la contiguità affaristica dei Ds con una rete di faccendieri di varia estrazione e formazione. Fa tenerezza leggere le lettere dei militanti a l’Unità. C’è la madre di famiglia che ha tre auto (complimenti, signora!) assicurate con Unipol, e solo ora scopre che la compagnia di assicurazione partecipa a pieno titolo al cartello che da sempre determina i prezzi delle polizze. Cartello, certo, perché per il nuovo anno converrebbe chiamare cose e situazioni con il loro nome, senza perifrasi, metafore e circonlocuzioni. Un po’ di sano linguaggio politically incorrect per aprire le finestre e fare entrare un refolo di aria gelida anche nel sepolcro imbiancato della sinistra moralista italiana. Come spiegare ai volenterosi adepti dell’eccezionalismo progressista che di eccezionale, nel loro Partitone del Botteghino, ormai vi è solo l’abilità nell’essere riusciti a mascherare per decenni lo svolgimento di attività affaristiche del tutto identiche a quelle svolte dagli altri partiti della Prima e Seconda repubblica?
Si potrebbe dire che, allo stato, non vi è ancora nulla di penalmente rilevante, che la fuga di notizie sulle intercettazioni telefoniche è esecrabile, che Fassino conferma che di economia e mercati davvero non capisce un’acca (“E allora siamo padroni di una banca?”). Nel frattempo, dopo le denunce sdegnate di cospirazione, ecco comparire la nuova linea difensiva, articolata come si conviene ad un partito che da sempre fa dell’illusionismo linguistico il fulcro della propria strategia di comunicazione politica. Da un lato, ecco le addolorate elucubrazioni dei padri nobili, che reiterano il mantra della “diversità” diessina e chiedono non uno ma “due passi indietro”, invocano un nuovo statuto di moralità, virtù e sobrietà nel rapporto con il denaro, mai come oggi tornato “sterco del demonio” anche per la grande Chiesa Rossa.
E’ singolare che questa filippica provenga da ‘O Governatore Bassolino, l’uomo che guida la regione più disastrata d’Italia, quella che riesce a creare una commissione per il Mediterraneo ed una per il Mare, quella che per prima ha creato corsi regionali per veline professioniste, quella che proprio non riesce a sottrarre alla criminalità organizzata la gestione delle discariche, e paga cifre imponenti per inviare le “ecoballe” di rifiuti in Germania e Lombardia, tanto alla fine paga il Pantalone nazionale, in nome della lotta a “questo federalismo eversivo ed egoista”, appena approvato dalla moralmente illegittima maggioranza nazionale. Il secondo perno della strategia, dopo le giaculatorie moralistiche, consiste nell’isolare e stigmatizzare i “compagni che sbagliano”. Consorte? Non è mai stato uno di noi.
Ma oggi questa strategia dell’espunzione del bubbone dall’organismo sano (ma che dico, sanissimo) del partito fa un salto di qualità: si moltiplicano i tentativi di regolamenti di conti contro la presunta “corrente affaristica” del partito, che a torto o ragione si tende ad identificare con il Lider Massimo, quello della “merchant bank di Palazzo Chigi”. Fantastica occasione per una bella faida interna, nel nome della “base sbigottita”, con Travaglio ed il suo ultimo libro portati in processione nelle sezioni diessine come madonne pellegrine. Come finirà? A tarallucci e vino, ovviamente. Qualche aggiustatina all’organigramma, qualche processo in piazza, qualche sociologismo d’accatto e tutto tornerà come nuovo. E poi, cari compagni, vogliamo mettere quanti scheletri nell’armadio ha Berlusconi? Noi siamo appena stati all’Ikea, abbiamo ordinato armadi più capienti, il sol dell’avvenire splende come non mai. E il grande Romano tra pochi mesi ci riporterà in paradiso, con o senza programma. Ritireremo le truppe dall’Iraq, senza se e senza ma, metteremo nel presepe le statuine dei metalmeccanici, ripristineremo le baronie accademiche in nome del Progresso. Perché noi siamo diversi. Anche nel borseggio. E poi, noi lo facciamo per il partito, mica per arricchimento personale.