Scrive la Banca Centrale Europea, a pagina 67 del proprio Bollettino Economico di settembre:
“In Italia, in luglio, il governo ha rivisto in ulteriore rialzo le proprie previsioni di bilancio per il 2006, indicando un rapporto tra deficit e prodotto interno lordo del 4 per cento, sopra l’iniziale obiettivo del 3.5 per cento contenuto nel programma di stabilità presentato a dicembre 2005 (dal precedente governo, ndPh), e solo marginalmente sotto il quoziente di deficit del 2005. I dati rivisti tengono già conto della manovra correttiva adottata dal governo alla fine di giugno, con effetti di consolidamento molto piccoli per il 2006 e con la maggior parte dell’aggiustamento inteso a ridurre il deficit nel 2007. Il brillante andamento del gettito fiscale derivante da favorevoli condizioni cicliche e, in parte, dai protratti sforzi per combattere l’evasione fiscale stanno avendo un impatto positivo sul bilancio. Questi dati implicano uno scarso o nullo aggiustamento strutturale nel 2006, quando l’effetto delle misure temporanee sarà svanito, contrariamente all’impegno ad un aggiustamento strutturale pari ad almeno lo 0.8 per cento del prodotto interno lordo.”
Traduzione: avete suonato la grancassa del salvataggio del paese sull’orlo del baratro mentre in realtà avete realizzato una semplice manovra di stabilizzazione del deficit, senza neppure tentare di avviare un percorso di rientro già dal 2006. Questa frase è sufficientemente autoesplicativa del perché la manovra per il 2007 non può essere ridimensionata. La prudenza di Pierluigi Bersani, l’ultimo giapponese ad abbandonare la vetta del Monte Bianco a 35 miliardi di euro per ridiscendere al campo-base posto a 30 miliardi, è stata travolta dalle garrule dichiarazioni di altri esponenti della maggioranza, premier incluso. Ma anche questo non è abbastanza per la sinistra radicale. Come dimostra lo scatto di orgoglio nazionalista del ministro rifondatore della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, per il quale “Le pressioni che quasi quotidianamente istituzioni internazionali continuano a fare sul governo italiano per spingerlo ad una politica di tagli sono francamente insopportabili.” Una dichiarazione para-leghista a cui Ferrero aggiunge anche non comune expertise contabile:
“In particolare – è detto in una dichiarazione – segnalerei al Commissario europeo che l’entità della manovra che il governo italiano deve mettere in atto per rispettare i vincoli imposti dai trattati europei ammonta a 12 miliardi di euro (ma l’attuale maggioranza non aveva ereditato uno spaventoso buco?, ndPh). Infatti, se il tendenziale del deficit è oggi il 3,8% del PIL, per andare sotto il 3% del rapporto tra deficit e PIL quella è la cifra necessaria al di sotto della quale la manovra non può assolutamente scendere. Sarebbe quindi opportuno un po’ di rispetto in più per l’Italia, che deve certo onorare gli accordi internazionali, ma continua ad essere un paese sovrano”
Posizione certamente bizzarra, sostenuta dall’esponente di una coalizione che, nella scorsa legislatura, ha trascorso gran parte del proprio tempo a tirare la giacchetta agli eurocrati di Bruxelles contro il governo inopinatamente eletto nel Bel Paese, su ogni argomento possibile: sistema di emittenza radiotelevisiva, politiche dell’immigrazione, conti pubblici. Al termine della giocosa ricreazione, in cui tutti i membri dell’attuale maggioranza ed i loro trombettieri scoliotici potevano salire in cattedra manco fossero degli Alesina o dei Giavazzi (e talvolta pure dei Milton Friedman), eccoci al momento dirimente del compito in classe.
E nel frattempo, l’attuale opposizione che fa? Ha la tracheite. Forse la migliore terapia per questo precoce male di stagione è rappresentata da un discreto negoziato privato su temi assai tangibili, chissà…