Ostellino, Phastidio e l’afasia dei riformisti

Sul Corriere di oggi Piero Ostellino commenta il nostro Focus IBL sul progetto di legge finanziaria presentato dal nuovo governo svedese di centrodestra. E’ l’occasione per esprimere un giudizio sui sedicenti riformisti di casa nostra. Per Ostellino la manovra del governo svedese

È quel che si direbbe — con un giudizio tanto sbrigativo quanto datato — il programma di un governo conservatore. Ma contiene anche forti elementi presenti nel pensiero di intellettuali italiani “progressisti”. E, allora, mi chiedo se la tesi — troppo compiacentemente assolutoria — secondo la quale il governo Prodi sarebbe ostaggio della sinistra radical-conservatrice non sia una bella favola, un alibi per i cosiddetti riformisti al governo; mi chiedo, insomma, se l’afasia politica di questi ultimi non sia, piuttosto, afasia culturale, cioè incapacità sia di elaborazione programmatica sia di azione parlamentare. Lo spettacolo degli intellettuali “progressisti” in questione, che propongono inascoltati le riforme; dei “riformisti senza riforme” al governo, che, di fronte al calo di consensi, ne auspicano genericamente l’attuazione (vedi Fassino dell’intervista al Corriere di giovedì), dopo aver approvato una Finanziaria che di fatto va nella direzione opposta, e senza dire “come” intendano realizzarle in concreto; lo spettacolo di un governo in stato confusionale, che fa e disfa la Finanziaria nelle dichiarazioni quotidiane dei suoi ministri, sarebbe francamente farsesco se non fosse mortificante per il Paese e per la stessa sinistra.

Ho molta stima degli intellettuali riformisti, ma — di fronte a questa frattura fra una sinistra intellettuale che predica bene dai giornali e una sinistra politica che razzola male in Parlamento — mi chiedo, infine, se costoro non si sentano a disagio nella parte del grillo parlante che il Pinocchio al governo continua a non ascoltare. Cari amici, poiché fare la foglia di fico non piace a nessuno, mi spiegate che ci fate ancora in “questa” sinistra? Non sarebbe meglio una chiara scissione di responsabilità, invece di inseguire l’utopia del Partito democratico, col rischio che, di questi chiari di luna, sia solo una nuova versione del Gattopardo?

Per parte nostra, oltre ovviamente a ringraziare Ostellino per la citazione, vorremmo chiedere alle “ menti finissime” (come si direbbe nella terra di Tomasi Di Lampedusa) che stanno tentando di realizzare il Partito Democratico: dove vi siederete a Strasburgo? Nel gruppo socialista? In quello Popolare? In quello liberaldemocratico? In altre parole, quale è la tradizione ideale del futuribile rassemblement? Ed aldilà di questi quesiti esistenziali, resta il tema centrale della discussione: riformisti di sinistra, dove siete?

Nicola Rossi, Enrico Morando, Franco Debenedetti: se ci siete, battete un colpo. Non immolate le vostre idee e la vostra dignità politica sull’altare del peggior governo italiano degli ultimi decenni, e dei suoi arcaismi ideologici.

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