Le donne in Gran Bretagna possono riacquistare la propria verginità gratuitamente, grazie ad un intervento finanziato dalla mutua. Un’operazione sempre più in voga negli ultimi anni, richiesta soprattutto da immigrati o da donne asiatiche e mediorientali che volano apposta nel Regno Unito per arrivare intatte all’altare. Tra il 2005 e il 2006 i contribuenti hanno pagato 24 ricostruzioni dell’imene, secondo rivelazioni del tabloid Daily Mail. Lo stesso intervento effettuato in cliniche private costa, invece, 4mila sterline (6mila euro).
“In certe culture agli uomini piace che le donne perdano sangue la prima notte di nozze, pena un’ombra di vergogna che ricade su tutta la famiglia”, ha spiegato al Daily Mail Magdy Hend, ginecologo della clinica londinese Harley street, che offre il servizio di ricostruzione da 18 anni. La maggior parte delle persone che si sottopone all’intervento sono adolescenti o ventenni, che in alcuni casi arrivano da paesi dove la ricostruzione è considerata illegale. Per arrivare intatte al matrimonio, i medici consigliano di farsi operare qualche giorno prima del fatidico si.
Non sono mancate le polemiche. Secondo l’opposizione si tratterebbe di una regressione sociale. ”Un vero salto nel passato – ha commentato il portavoce dei conservatori Mike Penning – se una donna è stata violentata bisogna assisterla con tutte le cure necessarie, ma i contribuenti non possono sapere se i soldi vanno a finire per uno o per l’altro tipo d’intervento”. L’iniziativa non piace nemmeno ai laburisti. “Dobbiamo proteggere le donne – ha detto la parlamentare Ann Cryer – questa è una forma di abuso. La persona che richiede l’intervento ora non se ne rende conto, ma se ne accorgerà solo in futuro”.
A spiegare le ragioni culturali del fenomeno è Isabelle Levy, ricercatrice francese che ha studiato il tema per la stesura del libro ‘Religione in ospedale‘: ”Le donne musulmane sono ormai moderne e hanno avventure sessuali proprio come le altre europee, come non è mai accaduto in passato. Il fondamentalismo però si sta diffondendo e queste ragazze spesso vengono rimandate nel proprio paese d’origine per sposarsi, dove sarebbero ripudiate se si venisse a sapere che hanno perso la verginità”.
Che dire? Siamo di fronte ad un utilizzo perverso prima ancora che improprio del nostro welfare, messo al servizio di un tradizionalismo religioso che rappresenta una violazione alla dignità umana ed ai diritti civili. Un ulteriore motivo per ripensare natura e finalità dell’intervento pubblico, non solo in direzione di maggiore efficacia ed efficienza della spesa pubblica, ma anche di verifica della compatibilità degli interventi con i nostri valori e la nostra etica, anche per contrastare la tendenza all’autosegregazione etnica e culturale che rappresenta il più evidente caso di fallimento delle strategie pseudo-integrazioniste della Vecchia Europa.