Questo è quanto accade quando si mette un fiscalista alla guida dell’economia di un paese in declino: che, non avendo alcuna comprensione di base dei meccanismi di distribuzione e redistribuzione intertemporale dei saldi di finanza pubblica, e neppure una comprensione aneddotica dei moltiplicatori fiscali, durante la peggiore crisi economica e finanziaria degli ultimi settant’anni il Nostro produrrà una manovra di “stimolo” a saldo zero, con un aumento di pressione fiscale complessiva.
Notare, nella tabella preparata dal Servizio Bilancio della Camera, che tra le voci di entrata sono indicate la maggiore Iva sulla pay-tv satellitare, il cui importo è più o meno agevolmente quantificabile, e le maggiori entrate della pornotax (254 milioni di euro), che a colpo d’occhio ci paiono ottimistiche, per i motivi già evidenziati. La strada da perseguire era invece, a nostro giudizio, quella di immediate riduzioni di imposta e aumenti di spesa sociale finanziati con un taglio strutturale di alcuni capitoli di spesa futura, come quella pensionistica.
Ma tutta l’analisi di Tito Boeri è meritevole di attenta lettura, soprattutto da parte di chi si è già esercitato nel giochino di società che colloca il professore della Bocconi tra le fila dei disfattisti criptocomunisti.
Ci vuole pazienza.