That’s right? Not exactly

In questo videoeditoriale, di cui raccomandiamo l’ascolto, John Judis di The New Republic (un bastione del pensiero liberal) spiega che vi sarà una rimarchevole continuità tra la politica estera di Obama e quella di George W.Bush. E che ciò non sarà un male. Judis osserva che molti osservatori vedono la conferma di Bob Gates al Pentagono e la nomina del generale in pensione dei marines James Jones (un vecchio amico di John McCain) a National Security Adviser come un allontanamento dalle posizioni espresse da Obama in campagna elettorale. E Judis conferma che le cose stanno esattamente in questi termini: Obama ha cambiato posizione, proprio come (parole di Judis) negli ultimi due anni ha fatto lo stesso George W.Bush, modificando profondamente le linee-guida della politica estera statunitense.

E ciò (sempre secondo Judis, sia chiaro) a causa “del disastro della guerra in Iraq”, del risultato delle elezioni del 2006 e dell’uscita dall’Amministrazione Bush di personaggi quali Paul Wolfowitz, Douglas Feith e Scooter Libby, esponenti di rilievo del pensiero neoconservatore. La “virata” di Bush negli ultimi due anni si sarebbe compiuta soprattutto prevedendo l’uso di bastone e carota nelle relazioni internazionali, cioè di un mix comprendente anche iniziative diplomatiche nella gestione dei conflitti. Per Judis ciò sarebbe visibile nei rapporti con l’Iran, la Corea del Nord, l’Iraq (con la firma dello Status Of Forces Agreement) e soprattutto con la Cina, dove Judis ritiene di identificare, nella condotta recente dell’Amministrazione Bush, degli elementi di continuità con l’Amministrazione Clinton e con quella di Bush senior.

L’Amministrazione Obama quindi, si caratterizzerà per la prevalente continuità con l’ultima Amministrazione G.W.Bush. Ma quest’ultima è ormai cosa assai differente dalla centrale neocon che aveva guidato le operazioni in Iraq. Ora prevale e sarà destinato a prevalere un approccio pragmatico e realista.

Che poi è quello che vi stiamo ripetendo da sempre. Qualcun altro, invece, ormai prossimo alla bancarotta intellettuale, si ostina a guardare il mondo con le proprie lenti deformate e deformanti, al punto da copiaincollare una frase decontestualizzata, pur di suffragare la propria bislacca tesi. Il tempo è galantuomo, ma i galantuomini sono sempre più rari.

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