Autointossicazione o modello da imitare?

La divisione banca d’investimento del Credit Suisse Group ha scoperto un nuovo modo per ridurre il rischio di perdite derivanti da circa 5 miliardi di dollari di proprie obbligazioni e prestiti: usarli per pagare i bonus di fine anno dei dipendenti. La banca userà le cartolarizzazioni su immobili commerciali ed i leveraged loans, alcuni tra i titoli accusati di aver causato la peggiore crisi finanziaria dalla Grande Depressione, per finanziare i compensi dei dirigenti. La nuova policy si applica solo ai managing directors ed ai directors, le due prime linee gerarchiche della banca. La platea interessata all’iniziativa è stimata nell’ordine di alcune migliaia di dipendenti. Secondo il Chief Executive Officer della banca, Brady Dougan, e della divisione banca d’investimento, Paul Calello, questa iniziativa rappresenterà un punto d’equilibrio tra gli interessi di dipendenti, azionisti e regolatori, ed aiuterà la banca a posizionarsi correttamente per il 2009. I titoli verranno posti in un apposito veicolo d’investimento, di cui i dipendenti interessati all’erogazione riceveranno titoli. In caso gli attivi conferiti al veicolo dovessero subire svalutazioni e perdite, i bonus verranno quindi colpiti per primi.

A inizio dicembre Credit Suisse ha comunicato che eliminerà 5300 impieghi e cancellerà i bonus per i dirigenti, dopo aver contabilizzato perdite per circa 3 miliardi di franchi svizzeri in ottobre e novembre, che portano il totale dall’inizio della crisi all’equivalente di 800 miliardi di dollari. A differenza di Ubs, la sua rivale di maggiori dimensioni, Credit Suisse non ha richiesto sostegno governativo. Anche gli investitori esterni potranno partecipare al veicolo speciale, che sarà dotato di leva finanziaria per spingerne il rendimento, in quella che appare l’unica caratteristica “tradizionale” della struttura del fondo. La banca sarà ripagata per prima. I titoli conferiti al veicolo (già svalutati mediamente del 65 per cento rispetto al loro valore originario) resteranno sul bilancio di Credit Suisse, e saranno detenuti presso la divisione di fund management del gruppo. La struttura del veicolo implica che ogni guadagno (o perdita) sui titoli si traduca in una riduzione (aumento) di pari entità della passività della banca verso i dipendenti. Questi ultimi riceveranno delle cedole semestrali indicizzate al Libor più 2,5 punti percentuali. Il valore finale del veicolo sarà determinato durante i prossimi otto anni, alla scadenza (o all’insolvenza) di cartolarizzazioni e prestiti.

I pagamenti in denaro che rappresentano una parte del bonus potranno in futuro essere erogati ai partecipanti, ma saranno condizionati alla performance degli attivi del veicolo d’investimento. La banca si attende di iniziare i primi pagamenti dopo cinque anni, e si accinge anche a modificare l’erogazione della parte in contanti dei bonus. Nel nuovo regime, la banca avrà il diritto di recuperare parte del bonus pagato in contanti a managing directors e directors nei due anni successivi alla erogazione, in caso di dimissioni del dipendente.

Il meccanismo progettato da Credit Suisse ha tutta l’aria di una revocatoria fallimentare ma è un primo, interessante tentativo di legare i compensi dei top manager alla redditività di lungo periodo ed al rischio reputazionale della banca, riducendo drasticamente gli incentivi alla massimizzazione degli utili di breve periodo. Forse i vertici delle banche americane dovrebbero organizzare dei periodi di studio in Svizzera.

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