Con colpevole ritardo, segnaliamo che per il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, i dati sull’andamento della crisi economica “forniti quotidianamente possono fare danno allo sviluppo del nostro paese”. Per questo sarebbe meglio che l’Istat “decidesse di dare le statistiche ogni tre mesi e tutte insieme. Sarebbe meglio che fare lo spezzatino”. Scajola, oltre a non conoscere la differenza esistente tra dati statistici e previsioni, pare ignorare che l’Istat fornisce la prima tipologia di informazioni, che poi entrano in varia misura nei modelli previsivi di terzi.
Oggi il nostro istituto di statistica risponde a questo e a simili rilievi con una nota ufficiale, nella quale ricorda le metodologie di diffusione dei dati statistici, improntate a “principi di tempestività e trasparenza condivisi a livello internazionale ed enunciati da organizzazioni sovranazionali quali le Nazioni Unite, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Commissione europea” e soprattutto alla interconnessione degli istituti statistici nazionali al ciclo di pubblicazione dei dati Eurostat.
Continua quindi questa sceneggiata grottesca ed ormai francamente indecente dei nostri esponenti di governo, verosimilmente gli unici in Europa a voler censurare i dati statistici, il tutto proprio mentre paesi totalitari come la Cina stanno muovendosi verso maggior grado di dettaglio nel ciclo di pubblicazione dei dati macroeconomici, ad esempio annunciando che dal prossimo anno i dati del Pil saranno pubblicati anche su base congiunturale, cioè trimestre su trimestre, e non più solo tendenziale, anno su anno.
Chiusura in bellezza di Scajola, che ribadisce che “E’ difficile fare previsioni anche per gli uomini di governo” (e non avevamo dubbi al riguardo), e torna a puntare l’indice anche sui “quei Soloni che attraverso istituzioni private danno ancora altri dati”. Ci sarebbe da ridere se non fosse da piangere.