E’ l’economia, stupidi

Il tasso di approvazione dell’operato di Barack Obama è costantemente calato negli ultimi due mesi. Secondo il dato di trend realizzato da Pollster.com, che aggrega tutti i sondaggi pubblici, nella prima settimana di luglio Obama è sceso ad un approval rate del 54,8 per cento, a fronte di un 39,3 per cento di giudizi negativi sul suo operato. Il dato solleva interrogativi circa l’evoluzione delle opinioni degli elettori indipendenti e, soprattutto, la correlazione del tasso d’approvazione con l’andamento dell’economia. Riguardo il primo aspetto, Gallup segnala la recente, significativa erosione della valutazione dell’operato di Obama presso gli indipendenti, che nei mesi scorsi erano risultati uno dei punti di forza del giudizio sull’operato del presidente, anche se il livello elevato di approvazione presso questo gruppo di elettori non rappresenta (ancora) un’inversione di tendenza.

Più interessante, e non inattesa, la relazione con l’andamento dell’economia. Dallo scorso dicembre, il Pew Research Center ha inserito nel proprio News Interest Index, elaborato mensilmente, una domanda specifica che chiede agli americani se sull’economia abbiano sentito negli ultimi giorni “soprattutto buone notizie”, “soprattutto cattive notizie” o un “mix di buone e cattive notizie”. Lo scorso dicembre, quattro intervistati su cinque rispondevano di aver sentito soprattutto cattive notizie. Dall’inizio di quest’anno quel numero è calato costantemente, toccando un minimo pari al 31 per cento a metà maggio. Ma, come segnalato da Pew la scorsa settimana, le cattive notizie percepite sono tornate ad aumentare, portandosi al 37 per cento a metà giugno ed al 41 per cento nella prima settimana di luglio. A questo dato non sono probabilmente estranei l’entrata di General Motors in Chapter 11, il ridimensionamento degli indici azionari e l’ultimo dato di disoccupazione, pari al 9,5 per cento, pubblicato il 2 luglio. Specularmente, anche il tasso di approvazione di Obama è calato. Secondo alcuni analisti, nel giudizio su Obama incidono due tendenze conflittuali. Un nuovo presidente, di elevata popolarità personale, si trova ad affrontare una realtà economica che, a meno di un improbabile rimbalzo, finirà col trascinarne al ribasso i numeri di consenso. Come ha osservato l’analista Mark Mellman, alla fine la forza di gravità finirà col prevalere.

Immediato il paragone con la situazione italiana, dove si sta verificando qualcosa di simile, con un governo ed un premier che paiono continuare la luna di miele con l’elettorato malgrado l’evidente, marcato deterioramento economico. Le motivazioni di questa divergenza non sono immediatamente comprensibili. Potrebbe trattarsi della finora relativamente buona tenuta dell’occupazione, oppure della scelta del “minore dei mali” da parte degli elettori, di fronte ad un’opposizione allo sbando e ormai priva anche solo di un barlume di progettualità complessiva. Vedremo in autunno se la forza di gravità che sta inesorabilmente riportando Obama sulla terra finirà col determinare anche l’hard landing di Berlusconi. Malgrado i reiterati tentativi di rompere il termometro.

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