Scriveva ieri Alessandro Sallusti, sulla prima pagina de il Giornale, parlando della bomba all’Università Bocconi:
«Ora si tacerà sul fatto che gli autori dell’attentato sono fans di Santoro e Travaglio e che quest’ultimo li ha confortati e forse incoraggiati sostenendo che è giusto odiare e augurarsi la morte fisica degli avversari politici (in questo caso anche di classe, cioè i bocconiani, in maggioranza figli della borghesia berlusconiana)»
Per limitarsi alle informazioni attualmente disponibili, l’attentato è stato rivendicato dalla Federazione Anarchica Informale (FAI), una sigla anarco-insurrezionalista attiva e coinvolta in attentati di varia gravità da quasi un decennio.
Anche durante gli anni del centrosinistra, per gli amanti delle analisi complesse. Mandarono pacchi bomba a Romano Prodi, quando l’ex premier presiedeva la Commissione europea. A Sallusti, di solito così abile nel trovare collegamenti tra i fatti, non è venuto in mente che l’attentato in Bocconi si è verificato nella notte tra il 15 e il 16 dicembre, quarantesimo anniversario della morte di Giuseppe Pinelli. Anche il frusto e logoro sillogismo dei bocconiani “in maggioranza” figli “della borghesia berlusconiana”, cosa peraltro mai stata vera, non è esattamente una foto ad alta definizione della realtà.
Questo è il modo di fare “informazione” che ha intossicato un paese, ed è l’immagine speculare di quello che si svolge dall’altra parte della barricata. Aspettarsi una rivolta contro questa spazzatura è decisamente velleitario. Non parteciperemo al giochino sull’uovo e la gallina: si tratta di due poli, che per definizione sono l’immagine speculare l’uno dell’altro e come tali si autoalimentano. Mentre il paese affonda sotto il peso di una pluriennale inerzia travestita da mirabolanti riforme.