A conferma che l’aver evitato la creazione di un “nocciolino” agente in regime privatistico non è assolutamente sufficiente ad evitare la creazione di zone d’ombra nel funzionamento del Dipartimento della Protezione Civile, la Corte dei Conti ha invitato oggi, per bocca del proprio presidente, Tullio Lazzaro, a più controlli sugli atti della struttura diretta da Guido Bertolaso, pur riconoscendo che la magistratura contabile non può esercitare accertamenti se non su espressa richiesta del capo del governo. Durante la conferenza stampa al termine della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, Lazzaro ha detto che “a monte c’è comunque una scelta politica” precisando che per legge non esiste un controllo della Corte sulle ordinanze emesse dalla Protezione Civile, ma solo sulla gestione del fatto a cose già realizzate. Il che equivale a dire che non esiste alcun controllo.
Lazzaro ha poi fatto una considerazione su cui è opportuno riflettere:
“Serve sicuramente un controllo sulla Protezione civile, per far funzionare meglio il settore e allargare l’area dei controlli serve sempre a restringere l’area del giudizio penale“
Il presidente della Corte ha aggiunto che ai sensi di una legge del ’94 la presidenza del Consiglio può chiedere un controllo sugli atti della protezione civile, potere che Silvio Berlusconi ha esercitato in relazione a due provvedimenti, non meglio precisati da Lazzaro, che riguardano l’isola della Maddalena, che era stata scelta come sede del G8 prima che il summit fosse trasferito a L’Aquila. La Protezione Civile è già oggi una black box, intesa non nell’accezione aeronautica del termine, bensì come quella di entità i cui processi di funzionamento non sono verificabili esternamente. E quindi la Protezione Civile, oggi, è anche unaccountable, per usare un’altra efficace espressione anglosassone che non pare avere equivalente italiano altrettanto linguisticamente pregnante.
Questi sono i termini della questione, al di là di vedove, orfani e buoni sentimenti miscelati a calcestruzzo. Ah, e parlando di Corte dei conti (che fu l’oggetto di una breve stagione di innamoramento propagandistico del nostro Portavoce preferito), ricordate anche che la pubblica amministrazione italiana affonda nella corruzione. E con essa la politica, che vi si interfaccia. Può essere utile, quando leggiamo di complotti della magistratura penale contro la “politica del fare”. E buon Sanremo a tutti.