Continua la farsa delle liste elettorali. In attesa dei pronunciamenti della giustizia amministrativa siamo sommersi da marce, fiaccolate, raccolte di firme per consentire la raccolta di firme, dotte citazioni latine, accuse di complotti orditi “dai giudici” (Formigoni dixit), addirittura invocazioni per non meglio precisate “soluzioni condivise” tra i poli, manco stessimo parlando di riforme costituzionali. E ancora messaggi in codice vagamente paramafiosi, a conferma dell’esistenza nella politica italiana di un consolidato oligopolio collusivo, fatto di omertà e ricatti incrociati.
E ancora: una sindacalista catapultata su un palcoscenico molto più grande di lei che arringa stancamente una sparuta folla di figuranti, scartavetrando la parola “democrazia” come fosse parte di un rito esorcistico. “Contro tutti quelli che nun ce fanno votà“. Avesse mai capito che dovrebbe guardare in casa propria. Perché il punto è uno solo: il problema non sono i giudici comunisti, i radicali legalisti o galoppini e gerarchetti che vengono improvvisamente assaliti dai morsi della fame. Il problema sono le faide interne al Pdl, nel Lazio come in Lombardia, in quest’ultimo caso con la Lega già pronta a scuotere i rami e raccogliere i frutti. Ma nessuno pensava che segare il ramo, anziché scuoterlo, avrebbe finito col mandare culo per terra tutti i sacerdoti della “dialettica democratica”. Tanto, una deroga in questo paese non si nega a nessuno, saremo mica diventati calvinisti tutto d’un botto?
Ma non è tutto: l’Italia ha ricevuto dalla comunità internazionale il mandato di ricostruire il sistema giudiziario afghano, ma da noi qualcuno ritiene che ci servirebbero gli osservatori dell’Osce, contro il comunismo togato golpista:
“Qualora i ricorsi al Tar non portino al risultato sperato sia nel Lazio che in Lombardia, per difendere la libertà e la democrazia messa in pericolo in Italia da atteggiamenti irresponsabili di una minoranza della magistratura che spalleggia la sinistra, proporrò ai vertici del Pdl e al Presidente Berlusconi, in base al documento di Copenhagen del 1990, di richiedere la presenza di osservatori Osce che certifichino innanzitutto il corretto svolgimento del voto e, dove il Pdl dovesse essere escluso, la totale assenza di espressione politica del centrodestra con la conseguente mancanza di volontà, della maggioranza del popolo italiano, di poter scegliere liberamente la guida delle due più importanti regioni”.
Lo afferma Enrico Folgori del Pdl. Una iniziativa, quella di Folgori, su cui concorda il senatore Francesco Casoli, vicecapogruppo del Pdl a palazzo Madama:
”E’ giusta la richiesta avanzata al Governo. Non si puo’ pensare che queste elezioni regionali, dopo gli episodi accaduti nel Lazio e in Lombardia, non possano suscitare più di un dubbio nel corretto svolgimento del principale esercizio democratico del popolo che è il voto. Ben vengano gli osservatori Osce per certificare, in caso di esclusione totale delle liste Pdl, la mancanza della totalità dell’espressione politica”.
L’europarlamentare Licia Ronzulli (gruppo PPE – Pdl) ha garantito che si attiverà immediatamente per far richiedere dal gruppo PPE-Pdl la presenza di osservatori Osce per le elezioni regionali. “Fateci votare, è in gioco la democrazia”, frignano spaventati alcuni giornali. Si, fateci votare. Abbiamo fretta, noi in Lombardia, di votare il “listino del Presidente”, e poter meritocraticamente contribuire ad eleggere come nostri rappresentanti igieniste dentali e massaggiatori, che hanno messo la freccia e bruciato il cursus honorum.
Fateci votare, è in gioco la democrazia. Ma se è questa, verrebbe da pensare che quanti sono morti in suo nome sono stati un po’ fessi.
Update: è arrivato il “decreto interpretativo“, secondo la Neolingua ormai affermatasi in questo paese. Che poi significa “chiamiamo noi quando siamo pronti“.
