E’ bastato un rumour di imminente downgrade della Spagna, poi smentito da Fitch e Moody’s (che hanno per ora confermato il rating massimo e l’outlook stabile), per scatenare nuove violente vendite sugli anelli deboli della catena di Eurolandia. Sui credit default swap, alle 15, la Grecia è più larga di 43 punti-base, la Spagna di 22, il Portogallo di 43, il Belpaese di 12.
Il differenziale di rendimento sul dieci anni tra Italia e Germania risale a 107 punti-base. Borse a picco. L’euro è sotto il livello di 1,31, e potrà solo peggiorare, visto che la Banca centrale europea ha gettato la spugna ed ha dichiarato che accetterà come collaterale carta sovrana di qualsiasi rating, spazzatura inclusa. Nel marmo, a lettere di fuoco:
«No government, no state can expect special treatment»
In effetti, il trattamento speciale va ad un’intera area valutaria, non ad un singolo paese. Il metadone è durato solo due giorni, si direbbe. E non dite che non ve l’avevamo detto:
Che accadrà quando Portogallo e Spagna saranno nuovamente declassate, evento tutt’altro che remoto? I mercati venderanno a mani basse il loro debito, e si tornerà alla spirale greca. E allora che farà la Ue, un nuovo salvataggio? Qualcuno realisticamente pensa che il FMI abbia dotazioni di risorse illimitate e, soprattutto, concentrabili su Eurolandia?
Tra breve su questi schermi.