Siamo sempre in attesa della decisione italiana sul congelamento degli asset libici nel nostro paese, mentre continua a non esser per nulla chiaro, malgrado gli smaglianti e rassicuranti sorrisi dell’abbronzato Franco Frattini ieri sera dalla Gruber, se il trattato di amicizia italo-libica verrà effettivamente disconosciuto, e non solo sospeso. Prudenti per verificare chi vince, nel migliore stile italiano?
Nel frattempo il ministro dell’Interno Roberto Maroni “non crede” che il governo possa bloccare le partecipazioni libiche in aziende italiane, e con supremo sprezzo del ridicolo rimanda la palla alla Consob (promossa sul campo responsabile della nostra politica estera), prima di correre a nascondersi sotto il letto. Un aiutino nel gioco a nascondino ci giunge anche dalle resistenze russe, francesi e turche (in ambito Nato) riguardo la creazione di una no-fly zone. In tal modo la guerra civil-tribale durerà molto a lungo, produrrà quantità industriali di vittime e rifugiati e con alta probabilità verrà vinta da Gheddafi, che tornerà ad essere un paria della comunità mondiale, almeno fino al prossimo viaggio di Blair nel deserto, per conto di JPMorgan. Quanto ai nostri neocon alle vongole, non pervenuti. Come ogni volta che c’è Silvio di mezzo.