Il tesoro di Sua Maestà britannica, impegnato con il governo Cameron a contrastare la deriva antidemocratica rappresentata dalle banche Too Big To Fail, ha deciso di nominare al Monetary Policy Committee della Bank of England il senior European economist di Goldman Sachs Ben Broadbent, che pare sia uno degli ispiratori del pensiero del Cancelliere dello Scacchiere, George Osborne.
Broadbent è sostenitore della ossimorica tesi della “contrazione fiscale espansiva”, in base alla quale una stretta fiscale determinerebbe una vigorosa ripresa dell’economia. Per ora la realtà è rimasta scettica, come dimostra la contrazione dello 0,6 per cento del Pil britannico nel quarto trimestre del 2010, ufficialmente attribuita alla neve. Broadbent è poi meno convinto della necessità di avviare un ciclo restrittivo di politica monetaria, e ciò malgrado il livello dell’inflazione britannica (4 per cento tendenziale per l’indice dei prezzi al consumo e 5,1 per cento per quello che include nel paniere i tassi sui mutui) e la debolezza del cambio della sterlina.
I più maliziosi potrebbero aggiungere che un appiattimento delle curve dei rendimenti causata da una stretta monetaria ridurrebbe la redditività delle banche, ma noi cerchiamo di essere superiori a queste umane miserie e di non fare troppa dietrologia. Dopo tutto, visto il livello di indebitamento delle famiglie britanniche e l’entità del ricorso a passività a tasso variabile, la politica economica è diventata una scelta tra gettarsi dal tetto o sotto il treno.
Prossimo passo, un papa proveniente da JPMorgan.