Proseguendo negli esercizi di ricalcolo che lo hanno portato dapprima a ibridare il Pil con pizza, sole e mare, e poi a rivalutare la ricchezza privata come base per continuare ad ottenere credito sovrano offrendo in garanzia l’appartamento degli italiani, oggi Giulio Tremonti ha scoperto che, dopo quello pubblico tradizionale e quello privato, esiste anche (udite, udite) un “debito atomico“.
«Se gli altri Paesi non avessero il nucleare bisognerebbe ricalcolare il pil. Pensate che nel calcolo di chi ha il nucleare non è considerato il costo del decommissioning (smantellamento degli impianti a fine vita, ndPh.). Un costo che sicuramente va calcolato e se lo si facesse molti dei Paesi che hanno il Pil maggiore del nostro sarebbero indietro»
“Ach, siamo stati fregaten!” direbbero le Sturmtruppen di fronte alla malasorte contabile che attanaglia il nostro paese.
Dopo gli spericolati ricalcoli del professor Marco Fortis (che ha la responsabilità di aver creato un mostro, a questo punto), ecco la nuova algebra di Tremonti. Ma se questo benedetto Pil è drogato da tutto e dal contrario di tutto, ed ogni volta per scherzo del destino cinico e baro ciò avviene a detrimento del nostro paese, per quale motivo abbiamo (avevamo) tanta fretta di costruire centrali che (secondo il ragionamento di Tremonti) avrebbero alla fine depresso il nostro Pil per il decommissioning, concetto che è pure una lunare idiozia? Ah, saperlo.
Al momento, azzarderemmo che forse il problema di Tremonti è l’aria di Cernobbio visto che il ministro, lo scorso settembre al workshop Ambrosetti, parlava in realtà di un “credito atomico“, manco a dirlo a nostro svantaggio:
«Siamo debolini sul Pil? Noi competiamo con Paesi che hanno tutti il nucleare, noi abbiamo il costo dell’energia»
Il Bagaglino non è morto, le sue idee camminano sulle gambe di Giulio Tremonti.