Panico da venerdì pomeriggio sui mercati, in una settimana che ha già visto l’evaporazione della schiuma dalla birra delle materie prime. La Grecia minaccia minaccerebbe di uscire dall’euro. Gasp! Cosa c’è di meglio per farci tanti bei titoloni di giornale, da quelli specialistici a quelli che si trovano nelle anticamere dei dentisti?
Peccato che non accadrà, perché per Atene sarebbe meno doloroso farsi esplodere con una cintura di tritolo davanti alla Cancelleria di Berlino (e non pare che gli ortodossi siano attesi nell’aldilà dalle canoniche 72 vergini). Più banalmente è una postura negoziale, preventiva e successiva. Successiva al salvataggio infinito in atto da oltre un anno, e preventiva rispetto al tasso d’interesse che sarà fatto pagare al Portogallo, che verrà deciso tra una decina di giorni. Ma soprattutto, perché essere truculenti al punto da ipotizzare l’uscita dall’euro, quando si potrebbe infliggere massimo dolore (agli altri) limitandosi a ripudiare il proprio debito, subito dopo aver raggiunto un avanzo primario? La sceneggiata prosegue.