Modulare le retribuzioni sul costo della vita dei vari territori resta fra le priorità dell’agenda leghista. A spiegarlo è stato Renzo Bossi, che insieme al capogruppo della Lega alla Camera, Marco Reguzzoni, ha partecipato ieri a Milano a un convegno sul Made in Italy promosso da ‘Reparto Produzione’.
Parlando coi giornalisti, Bossi Jr ha spiegato: “Siamo sempre convinti della necessità di contratti su base territoriale”. “Mille euro al nord e mille euro in altre parti del paese – ha aggiunto il consigliere regionale lombardo del Carroccio – hanno un valore diverso. Per questo bisogna creare contratti di lavoro legati al costo della vita del territorio”
A intervalli regolari si ripropone questa menata leghista delle gabbie salariali, o meglio (per non essere scortesi) della “modulazione delle retribuzioni al costo della vita”. Abbiamo già scritto in merito, in occasione di identico proclama di Bossi il Vecchio, tempo addietro. Naturalmente trattavasi e trattasi di solenne idiozia, oltre che ennesima conferma della scarsa dimestichezza di questi personaggi con la materia economica.
Finirà così: si faranno i contratti territoriali, alcuni settori perderanno potere d’acquisto, altri lo accresceranno, a seconda delle specifiche dinamiche di produttività. Alcuni lavoratori dello stesso territorio staranno meglio, altri peggio. Dopo di che, il governo padano ordinerà che tutti gli stipendi vengano allineati ad un valore definito a Pontida, ed i milioni di disoccupati derivanti dall’iniziativa sarano graditi ospiti di Renzo Bossi.
Nel frattempo, dopo che il governo italiano ha venduto alla Commissione europea la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio ed un’opzione sul Colosseo, Bossi il Vecchio, rimasto con un palmo di naso sul taglio delle tasse, deve disperatamente tentare di portare a Milano qualche ministero, dopo essere stato informato da Tremonti che non solo non c’è il becco di un euro, ma che rischiamo, in caso di movimenti bruschi, di finire in acqua.
Ah, e per la serie “siamo forti e coesi”, il noto statista Gianfranco Micciché ed altri undici patrioti meridionali che aderiscono al movimento Forza del Sud (finora interno al Pdl), irritati dall’egemonia leghista nella maggioranza, hanno deciso di spostarsi nel Gruppo Misto della Camera, e di tentare di arrivare al numero minimo per creare un gruppo autonomo. Seguirà analoga iniziativa al Senato. Tutto come (da noi) previsto.