La formula magica che rovina l’Italia

Su Repubblica, Alessandro Penati (sempre sia lodato) valuta l’ultimo salvataggio della Grecia e la situazione italiana, in particolare la relazione tra equilibrio dei nostri conti pubblici e crescita, che sembra sfuggire ai più.

Scrive Penati:

«(…) con gli oneri sul debito pubblico che pesano per circa il 4 per cento, e una crescita del Pil nominale a poco più del 3 per cento, il rapporto tra debito e reddito aumenta anche se lo Stato non spende più di quanto incassa. Minore la crescita, maggiore l’austerità necessaria per mantenere lo status quo. Peggio quando l’avanzo primario, come nella nostra manovra, è ottenuto prevalentemente aggravando le imposte sul reddito, perché si incide ulteriormente sulla crescita. Deprimente, ma è così»

Queste cose, i lettori di questo sito le sanno (e le ascoltano) da molto tempo:

«Per un Paese che ha un costo medio del debito di circa il 4,5% nominale, e che ha un Pil nominale che cresce di circa il 3% o poco più (il Pil nominale è infatti la somma di crescita reale ed inflazione), ciò significa che l’Italia resta con uno sbilancio negativo, cioè che siamo condannati (in assenza di un colpo di reni nella crescita) a rincorrere il saldo primario, cioè la differenza tra entrate e spese al netto degli interessi sul debito. Il tutto in un contesto di rendimenti di mercato in salita, per volontà della Banca centrale europea. Sembrano tecnicismi, ma si tratta in realtà della differenza che passa tra un paese fiscalmente sano (o risanato) grazie alla crescita economica, ed un paese condannato a manovre correttive più o meno dichiarate, per continuare a convincere i mercati della propria probità (o meglio, non colpevolezza) fiscale. Il rischio è quello di un circolo vizioso in cui continue strette fiscali correttive deprimono ulteriormente la crescita di un paese che è già fermo da troppo tempo, malgrado le professioni di ottimismo dell’esecutivo»

Perché non tutti gli avanzi primari sono creati uguali:

«(…) uno ottenuto per effetto di crescita superiore al potenziale viene giudicato dai mercati ben diversamente di uno frutto solo di una spremuta fiscale. Il motivo è ovvio, almeno si spera che lo sia»

Speriamo che il concetto venga afferrato, prima di arrivare all’esproprio patrimoniale, alla insurrezione armata o al default.

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