Buco continuo

Il governo britannico potrebbe scoprire, a breve, che la manovra di austerità adottata mesi addietro si sta rivelando del tutto insufficiente a colmare i buchi di bilancio. Secondo simulazioni realizzate dal Financial Times sul modello di indebitamento della pubblica amministrazione britannica, gestito dall’Office for Budget Responsibility, il deficit per il 2012 potrebbe essere superiore al preventivato per 12 miliardi di sterline, uno scioccante sforamento del 25 per cento.

Il problema è che i modelli ritengono di individuare un output gap per l’economia britannica (la differenza tra il Pil potenziale e quello attuale) che è ben più ristretto di quanto finora creduto. Ciò significa che l’economia ha perso potenziale durante la crisi, e che il deficit corretto per il ciclo è ben maggiore. Al di là dell’apparente esoterismo del ragionamento, la sintesi è che l’economia britannica si è ristretta in modo permanente a seguito della crisi, e che il punto di pareggio di bilancio corretto per il ciclo è ancor più ambizioso di quanto stimato lo scorso anno, quando il nuovo governo avviò un ambizioso e doloroso progetto di austerità.

Superfluo dire che, anche in questo caso, non c’è stata alcuna “contrazione espansiva”, come azzardavamo tempo addietro. Il Ft nota che, per colmare il nuovo buco apertosi e raggiungere il nuovo pareggio di bilancio corretto per il ciclo economico ed il minore Pil potenziale, sarebbe necessaria una manovra di aumento dell’Iva dal 20 al 22,5 per cento. Ricorda nulla? Peccato che, date le condizioni economiche generali del paese, una ulteriore stretta fiscale sarebbe una autoflagellazione garantita. L’unica arma compensativa nelle mani dei britannici è la possibilità di compensare la stretta aumentando le operazioni di easing quantitativo, che la Bank of England ha in essere per 200 miliardi di sterline. Il tutto in un paese che cresce a poco più dell’1,5 per cento annuo ed ha un’inflazione euro-armonizzata al 4,5 per cento.

C’è una lezione più generale da trarre, da questa triste vicenda? Pensiamo di si, nel senso che la crisi ha verosimilmente ridotto il Pil potenziale del paesi coinvolti, peggiorando le condizioni di finanza pubblica. Qualcosa su cui riflettere, nei paesi che non hanno il controllo della propria divisa, come quelli di Eurolandia. E riflettere sulla possibilità di rinviare la stretta fiscale a momenti successivi, adottando da subito nuove misure di espansione monetaria, anche non convenzionale. Per evitare nuove distorsioni e dislocazioni servirà però un’azione che rimuova dal sistema tutti gli zombie indebitati che ne frenano la ripresa: aziende, banche, e stati sovrani. Fosse così semplice.

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