Quei comunisti di Bloomberg oggi pubblicano un malizioso Chart of the day che mostra come il debito pubblico italiano sia cresciuto, sotto i governi di Silvio Berlusconi, di oltre il doppio rispetto a quanto fatto con governi di altri premier dal 1994 ad oggi.
Come potete vedere qui sotto Berlusconi, che da maggio 1994 è stato al governo per circa la metà del tempo, ha “presieduto” ad un aumento del debito pro-capite reale del 13,5 per cento. Il debito è per contro cresciuto del 5,1 per cento reale pro-capite sotto i quattro altri premier che hanno governato durante il periodo.
Come noto, Berlusconi ama puntualizzare di aver “ereditato” il debito italiano da precedenti governi. Dal 1982 ad oggi, il debito pubblico italiano è raddoppiato, passando dal 63,1 per cento di Pil del 1982 (alla vigilia dell’era del Cinghialone Bianco) al 121,8 per cento sotto il primo, effimero governo Berlusconi, nel 1994. In seguito il rapporto è diminuito al 103,6 per cento nel 2007, minimo dal 1991, sotto il governo di Romano Prodi. Acc!
Come dite? Che correlazione non implica causalità? Certamente, avete ragione. Ma immaginate dove finirà questo quoziente se continueremo ad avere una crescita così drammaticamente inferiore al costo medio del debito. E nel frattempo la pressione fiscale è aumentata significativamente, sotto il governo dei liberioti e sotto l’occhiuta intendenza di Giulio Visco. Non ci resta quindi che invocare la malasorte di recessioni e catastrofi assortite che colpiscono più l’Italia (il paese che “ne uscirà meglio di altri”) durante i governi Berlusconi, ma anche in questo caso potremmo facilmente concludere che qualcuno porta sfiga, quando è al governo. Non se ne esce, apparentemente.
