E così, il nostro premier è stato per l’ennesima volta preso a ceffoni dalla realtà:
«I soldi non ci sono, dobbiamo inventarci qualcosa»
Frase relativa al famigerato decreto-sviluppo, annunciato da mesi e sempre rinviato. Colpa del destino cinico e baro o colpa di Berlusconi?
Domanda retorica. Se un premier, pur ricevendo quotidiane e plurime informative di ogni genere sull’aggravamento della crisi economica e finanziaria europea, e di quella italiana in particolare, insiste a trasmettere messaggi rassicuranti ma al contempo a rinviare nel tempo la decisione, per poi uscirsene con una frase sconcertante come quella di cui sopra, non ci sono molte alternative ad una delle seguenti conclusioni:
- Il premier è uno sprovveduto ed un inetto, privo di consapevolezza dei vincoli che il contesto economico pone ed impone; oppure
- Il premier conosce perfettamente la gravità della situazione ma è in profonda malafede, impegnato nella ricerca spasmodica e costante dell'”agente ostruente esterno” che gli permetterà di dire che qualcuno non lo ha lasciato lavorare e che gli elettori devono rinnovargli la fiducia “per continuare nell’opera”. Già, ma quale opera, esattamente?
E infatti, anche oggi il pacchetto standard di dichiarazioni del premier contiene (ormai di serie), anche questa:
«La situazione è tranquilla e ci garantisce di andare avanti e fare le grandi riforme. L’architettura istituzionale, il fisco e quella della giustizia. Riforme fondamentali che non abbiamo potuto fare prima perché nell’alleanza c’era chi si opponeva»
Ognuno tragga le inferenze che preferisce. Un giorno qualcuno dovrà prendersi la briga di analizzare, nelle pagine di storia patria, questo sortilegio (o maleficio). Anche nelle sue componenti psicologiche. Oppure finiremo col pensare che qualcosa è stato disciolto negli acquedotti italiani.
P.S. Ma voi, un occhio agli “articoli correlati” qui sotto ce lo buttate ogni tanto, vero?