Lo trovate qui. Noi vi evidenziamo un passaggio, quello sugli squilibri delle partite correnti e sulle problematiche del processo di aggiustamento, che porta con sé il processo di riduzione dell’indebitamento (deleveraging), che è a sua volta alla base delle “balance sheet recession“, la traversata nel deserto che il mondo sta affrontando e che resterà con noi ancora a lungo. C’è anche un riferimento al tema che ci sta a cuore in questi giorni.
Scrive dunque Roubini:
«Allo stesso tempo, i maggiori squilibri delle partite correnti – tra Stati Uniti e Cina (e le altre economie emergenti), ed entro l’Eurozona tra il centro e la periferia – restano ampi. L’aggiustamento ordinato richiede una minore domanda domestica nei paesi che spendono troppo [e] con grandi deficit delle partite correnti e minori surplus commerciali nei paesi che risparmiano troppo, attraverso un apprezzamento nominale e reale della valuta. Per mantenere la crescita, i paesi che spendono troppo necessitano di un deprezzamento nominale e reale del cambio per migliorare i saldi commerciali, mentre i paesi in surplus necessitano di spingere la domanda domestica, soprattutto i consumi»
Vi ripetiamo la domanda: come si fa a riequilibrare gli squilibri delle partite correnti in una unione valutaria, in cui tutti hanno la stessa valuta, in attesa che il riequilibrio avvenga? Con una deflazione interna (cioè facendo scendere prezzi e salari), o con i default. Fuori dall’Eurozona, il problema degli aggiustamenti agli squilibri commerciali e al deleveraging minaccia altrettanti guai. Sempre Roubini:
«Ma questo aggiustamento dei prezzi relativi per mezzo di movimenti valutari è bloccato, perché i paesi in surplus stanno resistendo all’apprezzamento della propria valuta, preferendo imporre una deflazione recessiva ai paesi in deficit»
A proposito, vi ricorda nulla quest’ultimo passaggio, pensando alla nostra Eurozona? Ma non divaghiamo:
«Le susseguenti battaglie valutarie si combattono su parecchi fronti: intervento sui cambi, easing quantitativo e controlli dei capitali in entrata. E, con la crescita globale in ulteriore indebolimento nel 2012, quelle battaglie potrebbero sfociare in guerre commerciali»
Questo, a nostro umilissimo avviso, sarà il tema del 2012: come riequilibrare gli squilibri tra i paesi in surplus e quelli in deficit commerciale, senza provocare una devastante ondata di protezionismo. Per l’Eurozona, dove non si possono combattere guerre valutarie, il rischio è sempre quello: implosione e default.