Benvenuti in viale Tanzania

Siamo tutti garantisti. Epperò:

“Meglio investire fuori dall’ambito euro: per il Carroccio le corone danesi sono più sicure dei titoli spazzatura”. E quanto alla Tanzania, “lì la Lega non ci ha investito neanche una lira. Scusate, un euro”: è quanto afferma Francesco Belsito, tesoriere della Lega in una intervista al quotidiano La Padania. (Ansa, 17 gennaio 2012)

Belsito spiega quindi il criterio che ha guidato la Lega negli investimenti:

”L’ambito migliore è stato ritenuto quello dei Paesi extraeuropei” [tipo Norvegia e Danimarca?, ndPh.]perché garantivano “maggior sicurezza per rendimento e restituzione del capitale. Guai se avessimo impiegato questi soldi – che sono il risparmio del Movimento da reinvestire nelle nostre attività – in operazioni speculative o spericolate. I consulenti ci hanno consigliato di uscire dall’ambito euro, fuori quindi dalla crisi italiana. Il fondo nel quale si è puntato comprende titoli danesi, norvegesi e australiani, oltre che Paesi emergenti che hanno risorse di materie prime, fuori dal rischio di svalutazione e crisi del mercato”. E la Tanzania? ”E’ stata una strumentalizzazione da parte dei giornali che, invece di riconoscere la correttezza di una scelta, hanno preferito diffondere una notizia negativa e falsa. Il bonifico bancario è passato dalla filiale di un istituto bancario di natura europea di cui è cliente il soggetto che ci ha proposto il fondo. Niente di più, niente di meno. Fondi investiti in Tanzania non ce ne sono, si è trattato di un passaggio tecnico. Non ci sono fondi occulti, né operazioni spericolate. Il Movimento ha gestito al meglio il rimborso elettorale, il bilancio è positivo e questo è ciò a cui si deve guardare. Siamo stati oculati, attenti”.  E il territorio, le sezioni? “Nei prossimi investimenti  ci saranno anche le acquisizioni delle nuove sedi. Nella nostra gestione ordinaria abbiamo comunque sempre trasferito alle segreterie nazionali un flusso di contributi per la loro attività. Spetta a ciascuna segreteria, da buon amministratore, farne buon uso”. “Tutti oggi sono coscienti che il momento che sta attraversando l’Europa colpisce il nostro Paese. Investire e salvaguardare il patrimonio è l’obiettivo che ci siamo posti, e che abbiamo raggiunto. Insomma, non ci sono investimenti in Africa, non ci sono operazioni al buio. Paghiamo le tasse sulle plusvalenze come tutti, non ci sono investimenti di capitali in paradisi fiscali” . (Ansa, 17 gennaio 2012).

Un oculato e saggio investitore, questo Belsito. Anche se era comunque meglio chiedere al Grande Capo, quello che vi fa vedere nera una giacca bianca, anche se a volte si distrae pure lui:

”Belsito è un buon amministratore, ha scelto bene come investire soldi, non in Africa, ma in Norvegia”. Il leader della Lega Umberto Bossi ha risposto così a chi gli chiedeva un giudizio sul tesoriere della Lega. “E’ anche grazie agli investimenti che ha fatto -ha detto – che la Lega è cresciuta. La prossima volta magari chieda a me prima di fare investimenti all’estero” (Ansa, 26 febbraio 2012)

E comunque i fondi non erano in Tanzania, ma anche si:

I fondi sono tornati dalla Tanzania più di due mesi fa. Sono stati restituiti alla Lega Nord perché dopo la bagarre che i giornali hanno fatto nei mesi scorsi abbiamo ritenuto opportuno disinvestire. I fondi ora sono sui conti della Lega Nord. Non abbiamo nulla da nascondere”. Lo ha detto Francesco Belsito, tesoriere del Carroccio, uscendo dalla sua abitazione nel centro di Genova dopo la perquisizione disposta nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla procura di Milano. (Ansa, 3 aprile 2012)

Ora la Lega può sperare in Woodcock e nel suo invidiabile track record di inchieste, anche se la presenza della procura di Milano (e di Alfredo Robledo) dovrebbe servire da argine alle licenze poetiche. L’importante è che i militonti leghisti abbiano la consapevolezza che c’è un complotto contro di loro. E ancora non vediamo nessuna iniziativa parlamentare “vera” per riformare la legge sui rimborsi elettorali.

Voi state giocando col fuoco, signori, anche se operate in un paese vecchio e sfiancato, i cui abitanti evidentemente non aspettano altro che di essere associati a delinquere.

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