Il falò degli autoinganni

Sapete quale è la cosa più disarmante di tutta questa vicenda? Che, anche in caso di annullamento della condanna, per il paese non sarebbe cambiato nulla. Questo è, resta e resterà l’uomo che per vent’anni ha convinto svariati milioni di italiani di essere la loro guida, il loro faro, colui che li avrebbe traghettati verso una “libertà” di malcerta definizione. L’uomo che è lungamente sopravvissuto a se stesso grazie alla polarizzazione che ha indotto e subìto. Questo non era Mosè, cari italiani, non lo è mai stato. Anche solo guardando la sua carta d’identità e quello che (non) ha fatto in questi vent’anni, l’uomo è consegnato alla abitualmente sghemba storia patria, dovesse pure risorgere domani mattina.

La conferma della sua condanna non darà la spinta al nostro Pil, non aiuterà il paese a prendere coscienza della propria miserrima condizione, non sarà l’alba di una nuova era. Non è nulla, non sarà nulla. Né questo è un epitaffio, perché nella vita ci sono cose un poco più importanti. Che lui abbia fallito perché il paese è irriformabile e dotato di una inerzia sovrumana (molto probabile), o perché più di tanto non gli fregava di riformare realmente il paese (altrettanto probabile), poco importa. Ricordate che, dopo la “caduta” di Bettino Craxi, il paese ha proseguito nella sua traiettoria da dissesto civile, ed oggi anche economico, dopo l’ubriacatura di monetine e manette. Stappi pure lo champagne, chi lo desidera: le frustrazioni si curano anche così. Solo che non sono reali terapie, ma solo palliativi. Nel breve periodo sinora è certamente valsa una grande verità social:

Nel medio e lungo periodo, no. Perché la novità è che il medio e lungo periodo è diventato oggi. E questa considerazione dovrebbe metterci addosso una enorme inquietudine, tale da farci vedere Silvio Berlusconi, i suoi odiatori ed i suoi adulatori come dei puntini sempre più piccoli che si dissolvono all’orizzonte. In attesa che il destino di questo paese si compia.

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