Repressi e contenti

Oggi, su la Stampa, c’è una intervista di Alessandro Barbera al segretario-ponte del Partito democratico, l’ex leader della Cgil Guglielmo Epifani. Il quale chiede, nella Legge di Stabilità, maggiore attenzione al “sociale”, quindi maggiori risorse. La copertura è nel migliore stile della sinistra gabelliera, ma c’è anche quella che potremmo definire come voce dal sen fuggita. Che è pure piuttosto inquietante, a dirla tutta.

Servono almeno ulteriori 2,5 miliardi di euro, si diceva. Come trovarli? La risposta di Epifani:

«Sono favorevole alla cosiddetta Google tax, né avrei obiezioni ad aumentare l’aliquota applicata alle cosiddette rendite finanziarie»

La Google Tax, per chi non lo sapesse, è l’imposizione sul commercio online nel paese in cui si producono fatturato e utili. Anche il governo italiano sta pensando ad una soluzione di questo tipo, ma servirà cautela e concertazione internazionale. Non stupisce, comunque, che a qualcuno già brillino gli occhi di fronte al gettito potenziale. Riguardo il riferimento alle “cosiddette rendite finanziarie”, cioè alla tassazione del risparmio, ci sarebbero forse delle lievi controindicazioni in termini di “sciopero” dei risparmiatori. Ma anche no, visto che i tempi sono cambiati ed il recinto è sempre più stretto:

Il Pdl è contrario, Saccomanni ha detto che teme contraccolpi sui titoli di Stato, l’investimento preferito dai piccoli risparmiatori.

«Non si tratterebbe di un sacrificio enorme, e non sarei così preoccupato. Quando aumentò l’Iva c’era la stessa ansia, poi si è visto come è andata a finire. Tutti temevano un’impennata dei prezzi, la verità è che ormai siamo in piena deflazione»

Molto interessante, non trovate? Il sottinteso pare (lasciamo un margine di interpretazione) “tassiamo comunque, tanto non cambierà nulla. Anche con l’aumento Iva tutti temevano inflazione, e invece…” A dirla tutta, l’aumento di inflazione lo temevano soprattutto le sedicenti associazioni dei consumatori ed i loro pallottolieri (a proposito, quand’è che andiamo ad indagare le metodologie di calcolo alla base dei terrificanti comunicati stampa di questi signori?). Ma il fatto che l’aumento Iva non abbia prodotto effetti immediatamente visibili, in termini di inflazione, non significa che possiamo suonare la sirena dello scampato pericolo, visto che i venditori hanno con alta probabilità assorbito l’aumento Iva, cioè subiranno l’ennesima compressione dei margini, che difficilmente si tradurrà in utili e crescita, per usare un lieve understatement. Ma questo pare sfuggire ad Epifani.

Il quale Epifani sembra anche suggerire un altro concetto: “tassate pure le odiose rendite finanziarie, tanto dove volete che vadano i risparmiatori?”. Anche questo sta diventando sempre più vero: al crescere della proprietà nazionale dello stock di debito, aumenta la possibilità di inasprire la tassazione sugli indigeni, in un modo o nell’altro. Se, per ventura, l’intero stock di debito pubblico italiano fosse nelle mani di residenti, sarebbe ben più agevole effettuare quella “ristrutturazione” (cioè quel default) che, ad esempio, il buon Grillo invoca a squarciagola da tempo, sia pure in modo piuttosto confuso. In alternativa, e questo pare essere il (retro)pensiero di Epifani, andiamo di repressione finanziaria, cioè abbattiamo il rendimento netto delle attività finanziarie, tanto dove volete che fuggano, questi sventurati risparmiatori?

Più o meno questo è il destino che ci attende, perdurando questa crisi, per evitare un default sovrano esplicito. E’ comunque suggestivo il modo in cui i nostri “leader”, pur così economicamente analfabeti, siano in realtà molto preparati (ed altrettanto reticenti) sulle “misure straordinarie” con cui tentare di galleggiare. Qualcosa su cui riflettere, dopo tutto.

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