Riguardo questo post, riceviamo da Carlo Clericetti e volentieri pubblichiamo.
Cari signori,
leggo ogni tanto il vostro sito e ci trovo a volte analisi interessanti, altre volte discutibili. Stavolta ci ho trovato una contestazione di un mio pezzo sulle aste tedesche e la Bundesbank. Contraddire e contestare è sempre più che legittimo, ma pensavo che certi toni fossero caratteristici di NoisefromAmerika. Invece vedo che ha fatto scuola, e non mi sembra un gran progresso.
Veniamo al dunque. Voi stessi riportate la mia frase in cui si dice che i titoli “la Buba non li sottoscrive”. Non capisco dunque perché il vostro articolo faccia sembrare che io ho detto che monetizza il debito. Poi mi fate dire che il mercato secondario è “alterato e manipolato” dalla Bundesbank, pur avendo correttamente riportato la mia frase che sul secondario “è permesso operare anche alle banche centrali, che possono manovrare le condizioni di liquidità in modo da facilitare il collocamento dei titoli”. Vi sembra la stessa cosa?
Forse non mi sono spiegato bene, o forse nella vostra ansia di sputtanamento non avete capito bene voi. Io penso che quello che fanno la Finanzagentur e la Bundesbank andrebbe benissimo, e se è per questo sono anche favorevole alla possibilità (non all’obbligo) di monetizzare il debito, facoltà che le altre banche centrali hanno. Ritengo che quelle siano manovre proprie del central banking, e del resto fino agli anni ’90 anche Bankitalia le faceva. Quello che mi dà fastidio è che oggi a quanto pare le può fare solo la Bundesbank, mentre sarebbe opportuno che lo facessero anche le altre, che invece collocano ai prezzi che fa il mercato senza alcun calmiere. Perché questo accada ancora non l’ho capito, ma magari troverò qualcuno che me lo spiega, non si finisce mai di imparare. Visto però il comportamento usuale dei tedeschi, non mi sembra peregrino il sospetto che loro si concedano cose che gli altri è meglio che manco si azzardino.
Ciò detto, tutti possono sbagliare (ma non mi sembra questo il caso), e se succede è giusto farlo rilevare. Si può fare però in un modo meno antipatico di quello che voi (peraltro a sproposito) avete usato con me.
Saluti e buon lavoro
Carlo Clericetti
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Caro Clericetti,
è certamente curioso (ma altrettanto legittimo) che lei, nell’imminenza di un’elezione per il parlamento europeo caratterizzata da toni molto accesi contro lo straniero invasore e (bar)baro, abbia deciso di ricicciare una antica bufala della Rete, peraltro già ampiamente confutata. Lo stesso titolo del suo post (a proposito, anche sui vostri blog il titolista è diverso dall’autore del pezzo? Spero di no, sinceramente) è sufficientemente autoesplicativo del “messaggio” che lei ha deciso di inviare al lettore. Lo stesso dicasi per l’attacco del post.
Ribadisco, ognuno può fare quel che crede dei propri scritti, incluso dar loro uno spin cospirazionista che tanto piace allo zeitgeist, soprattutto della Rete. E peraltro, di quale “aggiramento di regola” parla, scusi? Ce ne sono molte, di regole, concorda? Suggerire il divieto alla monetizzazione del debito pubblico (ex art.123 TFEU) c’entra con questa prassi di asta tedesca come i cavoli a merenda. Dopo di che, è del tutto inutile lanciare il sasso e nascondere la mano, rivendicando di aver precisato che “la Buba non li sottoscrive”. Il messaggio che passa, a beneficio del grande pubblico non specialista e già sovraeccitato dal complottone tedesco contro l’Europa, è ben altro. Lei ha grande mestiere (di giornalista), ma io non sono mica pirla (cit.).
Capitolo mercato secondario: dire che le banche centrali “possono manovrare le condizioni di liquidità in modo da facilitare il collocamento dei titoli” è esattamente equivalente a suggerire che il secondario è manipolabile, spiacente per la sua sottigliezza. E peraltro, scusi: la Buba agisce da agente di Finanzagentur per cogliere opportunità di collocamento sul secondario ma (vista la dimensione del secondario medesimo) è molto poco realistico sostenere o suggerire che questa attività condizioni il trend sottostante dei rendimenti di mercato. Anche qui, un bel ripasso su come funziona la gestione della liquidità nel SEBC (Sistema Europeo delle Banche Centrali), potrebbe aiutare.
Se lei trova la “violazione ai trattati europei” da parte della Bundesbank, è probabile che vincerà un premio. Quanto ad altre affermazioni discutibili e di mestiere (giornalistico): che senso ha citare l’Economist, dicendo che “se n’è occupato in passato”, e scordarsi di linkare il pezzo dell’Economist in cui un addetto ai lavori spiega che la Bundesbank non c’entra nulla e che non c’è nessun gombloddo? Ancora: perché la Buba lo fa e gli altri no? Non saprei, forse perché in Germania gli specialist non hanno praticamente obbligo di sottoscrizione a fermo di almeno il 3% di ogni asta, a differenza di quanto accade in Italia, e di conseguenza il cuscinetto di stabilizzazione va raggiunto in altri modi? Il “calmiere” esiste eccome, in ogni operatività dei Tesori nazionali, mi creda. Solo, lo si persegue con specificità proprie di ogni realtà nazionale e dei suoi intermediari.
Ciò detto, nulla di male a semplificare e fraintendere concetti tecnici. Ad esempio, oggi lo fa nuovamente il Sole, che dovrebbe sapere le cose meglio di molti altri, in questo ambito, con un bell'”Interviene la Bundesbank“. Certo, come no. Capita, peccato e pazienza (tanta).
Ultima osservazione sulla sua replica: in essa lei si dice “favorevole alla possibilità (non all’obbligo) di monetizzare il debito, facoltà che le altre banche centrali hanno”. Premesso che, in queste situazioni, tra “possibilità” ed “obbligo” ci corre il nulla, forse lei si riferisce ad operazioni di easing quantitativo, che però non sono monetizzazione. La monetizzazione avviene quando una banca centrale sottoscrive debito pubblico sul primario, creando base monetaria e riserve bancarie. Nelle operazioni di easing quantitativo le banche centrali comprano sul secondario, incassano cedole e rimborsi di capitale ma formalmente il debito pubblico resta in essere. E’ vero che, alla fine, tutto si risolve in una partita di giro in cui la banca centrale gira i proventi al Tesoro nazionale ma questa finzione rassicura i mercati, ed evita di creare sindromi argentine o venezuelane. Questo è l’ultimo tabù, di cui a volte i banchieri centrali discutono accademicamente. In quei casi sì, che si ha monetizzazione del debito pubblico. E la Banca d’Italia ha smesso di farla col “divorzio” del 1981, credo, non “negli anni Novanta”.
Ricambio i saluti e gli auguri di buon lavoro, sperando in tal modo di risultarle meno antipatico. E comunque tenga presente che, prima dello sputtanamento, viene sempre l’autosputtanamento.
MS