Il gioco dei tre numeretti

Questo è ciò che accade quando un esecutivo affetto da ansia da prestazione e formato al culto di “House of Three Cards“, cioè dello spin ossessivo-compulsivo, tenta disperatamente di rimbecillire i cittadini con messaggi di ottimismo, amplificazione patologica di dati di breve e brevissimo termine, orge di correlazioni spurie. Al di là dell’ignoranza, che pure colpisce molti nostri eletti, questo è un problema democratico, e non è la prima volta che lo diciamo. Noi, però, siamo nessuno. Se lo dice il presidente dell’Istat il discorso è un po’ differente.

Dichiara quindi oggi Giorgio Alleva a Carlo Di Foggia del Fatto Quotidiano:

«Abbiamo assistito a un caos poco edificante di cui anche i giornalisti hanno un’ampia responsabilità. Quelli forniti dal ministero e dall’Inps sono dati di fonte amministrativa, non “statistiche”. Valutare il saldo tra attivazioni e cessazioni dei contratti come se fosse un aumento di teste, cioè di occupati, è una approssimazione non accettabile. Il governo fa il suo mestiere, ma a me preoccupa molto quando si sbandierano dati positivi dello 0,1%, anche perché poi – come si è visto – portano a fare dietrofront il mese dopo. Sento la responsabilità anche personale di questa confusione. Stiamo studiando con ministero, Inps e Inail come valorizzare e integrare tutte le informazioni disponibili in modo che riproducano un quadro coerente e di elevata qualità. Conto di poter presto produrre trimestralmente un’informazione congiunta sul lavoro, e un rapporto annuale in co-titolarità»

Voi pensate che qualcuno solleverà il problema della gravità di queste dichiarazioni? No, vero? E dire che “il governo fa il suo mestiere”, in questo contesto, equivale a dire che mente e deforma la realtà. Non esattamente lusinghiero. A parte ciò, Alleva segnala anche un’importante innovazione per i prossimi mesi, non prima di aver ribadito il concetto, con un nuovo scappellotto all’esecutivo:

«La statistica è vitale per la democrazia: non si detiene il potere grazie a un uso spregiudicato dei numeri, è sbagliato. Noi ci stiamo muovendo diversamente e da settembre l’informazione trimestrale su occupati e disoccupati uscirà congiuntamente agli input di lavoro delle imprese e introdurremo intervalli di confidenza per consentire a tutti di tenere conto dei fisiologici problemi di precisione delle stime campionarie. Non siamo infallibili. Il ministero e l’Inps possono fare dei loro dati ciò che vogliono io voglio sfruttare queste informazioni dal punto di vista della statistica ufficiale, poi se un ministro vuole usarli per fare le sue uscite non spetta a me commentare»

Il che è già un commento, e manco troppo felpato, visto che “un ministro” che usa i dati “per fare le sue uscite” (sic) è la definizione da libro di testo di magliaro. E quanto alla congiuntura, ecco la frase che sottoscriviamo alla virgola:

«Siamo fuori dalla recessione, ma la vera crescita è altra cosa»

Ma lasciate fare ai nostri spinner, e vedrete il mondo con altre lenti. In attesa che la realtà giunga a prendervi a calci dove non batte il sole.

Aggiornamento – Alleva si rende conto di essersi spinto un po’ troppo in là e rettifica all’Ansa, non prima di aver sottolineato la “forte sintonia” col ministro Poletti: “Sono stato sorpreso nel leggere questi titoli [su uso politico dei dati, ndPh.], non mi riconosco”. Non si preoccupi, professor Alleva, il messaggio resta comunque molto chiaro, al di là dei titoli. Soprattutto perché l’intervista è stata registrata ed il testo concordato.

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