Riletture d’agosto: il segreto del nostro insuccesso

Infuriano anche e soprattutto in modalità agostana le analisi sul “male italiano”, l’assenza di crescita economica. Ad esempio, premi Nobel come Joseph Stiglitz rinverdiscono l’improbabile teoria dei “due euro”, cioè delle due velocità in Eurozona. Anche questa è una pallottola d’argento tipicamente agostana, oltre ad essere una caratteristica soluzione da economisti che ipotizzano di avere un apriscatole.

Come verrebbero stabiliti i criteri di assegnazione ad un’area valutaria anziché all’altra? In che tempi e modi andrebbe realizzato il necessario “raddoppio” della Bce? Quanto tempo richiederebbero i relativi trattati? Ma soprattutto, perché due monete anziché tre, o quattro? E come gestire i fenomeni di “devianza” di appartenenti all’area valutaria più debole? Proponendo un terzo euro, e poi un quarto? Se le cose stanno in questi termini, meglio puntare alla dissoluzione dell’euro ed alla reintroduzione di monete strettamente nazionali. Ma in questo caso si tornerebbe al problema del coordinamento dell'”ordinata dissoluzione”, che mai lo sarà.

In Italia, Ferruccio De Bortoli rilancia, in un editoriale, la bislacca campagna patriottica dell’editore di Mf e Milano Finanza, a conferma del fatto che in questo paese non esiste né mai è esistita una vera cultura di mercato: prevalgono pensiero magico e cospirazionismo vittimista. Nel frattempo, Renzi prepara lo stucchevole vertice italo-franco-tedesco di Ventotene: sarà un tripudio di retorica mal indirizzata ma la stampa ed i commentatori italiani lo saluteranno come un evento di svolta epocale. Alla fine dei giochi, l’Italia resterà a mendicare più deficit, nel suo (finto) keynesismo degenerato, e la disciplina olimpionica di calcio alla lattina ci vedrà ancora trionfatori. Del resto, che aspettarsi da un paese in cui resiste e persiste il mito della “staffetta generazionale” e dove gentili signore alla guida di sindacati sono ancora convinte che l’aumento del tasso di occupazione dei seniores sia la causa della bassa occupazione tra i giovani, ignorando i dati degli altri paesi con cui ci confrontiamo?

Che accadeva un anno fa, più o meno di questi tempi? Che Renzi realizzava un Def reflazionistico e -soprattutto- prociclico che ci avrebbe causato non poche emicranie, al mancato verificarsi delle ipotesi ad esso sottostanti. Le emicranie sono puntualmente arrivate, ed ora Renzi si accinge a scrivere un Def reflazionistico e (lui spera) anticiclico: cambiano gli anni ma l’insipienza dei governanti italiani resta l’unica certezza, oltre alla non crescita.

Se invece volete tornare all’epoca in cui abbiamo posto le basi per queste macerie potete rileggere questo post e, soprattutto, reperire il libro in esso citato. Per tutto, il resto, c’è il patriottismo paraculo della nostra classe digerente, l’irresistibile proliferazione di piccoli saprofiti arruffapopolo ed i sogni e le fatwe lanciati da febbricitanti profeti di terz’ordine assisi in cattedre di quart’ordine. Ognuno ha l’ecosistema che si merita, dopo tutto.

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