Ma loro sono diversi

Il caso Rimborsopoli (perché c’è sempre uno stupido nome del genere da creare, in questo paese), sta scuotendo il M5S ed ha aperto l’immancabile dibattito polarizzante e molto italiano su responsabilità ed esimenti morali e politiche (per quelle penali si vedrà, ma quelle sono personali). Mi pare che i termini della questione siano altri, ma non per fare il solito italianissimo benaltrismo.

La vicenda è ormai nota. Si tratta di un caso di furbate individuali, rese possibili da sistemi di controllo interno del tutto inesistenti, oltre che evidentemente dalla tradizionale divaricazione tra predicazione e razzolamento, che in questo paese è sport nazionale, ogni volta che all’orizzonte si staglia il Grande Moralizzatore di turno, sia esso la sinistra della questione morale (e degli affarismi), Mani Pulite ed i suoi “momenti magici” di tintinnio delle manette, oppure uno sgangheratissimo movimento creato da un imprenditore e da un comico, la cui funzione è soprattutto quella di segnare la febbre altissima toccata dal corpo civile e sociale di questo paese.

Come detto, le responsabilità penali sono e restano personali. Il processo di selezione del personale politico è altro discorso, che a sua volta si alimenta della cultura profonda del paese. Il problema del M5S è quello di essere lo specchio deformante e deformato di una società che si è smarrita da molto tempo, e che ad intervalli regolari crede di aver trovato la scorciatoia per risorgere dalle proprie macerie, ma finisce a produrne altre. Per far questo, si trova qualcuno o qualcosa che possa rappresentare la diversità e si finisce con l’intrupparsi in un approccio fideistico che, in quanto tale, è del tutto irrazionale.

Quando poi la realtà inizia a prenderti a ceffoni, la reazione è pavloviana: invocare le attenuanti, strepitare “e gli altri, allora?”, e da ultimo rifugiarsi nella tesi del complotto esterno. Tutto molto stucchevole e prevedibile. Nel caso del M5S c’è anche altro, di più serio. Ed è la condizione di un’organizzazione politica che, nella migliore delle ipotesi e degli esiti, potrebbe avere lo stesso approccio volenteroso di una lista civica da assemblea di condominio e nella peggiore quella di diventare un veicolo di potere per un gruppo di controllo assai poco trasparente, oltre che per il crescente numero di italiani convinti che la strada per sbarcare il lunario, e bene, sia quella di “fare politica”.

Il M5S ha un programma elettorale che definire tale è un insulto alla già non elevata intelligenza dell’elettore mediano italiano. Un programma che affoga nelle incoerenze e nelle inverosimiglianze, o più propriamente nella infattibilità. Un programma che, se attuato anche solo nelle prime fasi, causerebbe un attacco speculativo senza precedenti al paese.

Non che i programmi elettorali altrui siano migliori, ma quello pentastellato è costruito scientificamente come sommatoria di assurdità, in morte del concetto di tradeoff, che poi è la famosa scelta tra burro e cannoni. Non è che si possa chiedere agli italiani di essere economisti, sia chiaro. Molti schiumano rabbia per la loro condizione lavorativa ed economica ed il desiderio di avere un “angelo vendicatore” è umanamente comprensibile, anche se le conseguenze delle scelte del “popolo sovrano” si schiantano dapprima sugli strati più vulnerabili del medesimo.

Ad esempio, prendete questo commento di ieri del candidato premier Luigi Di Maio:

“Sul Sud dobbiamo avviare un grande piano intorno all’auto elettrica per dare nuovi posti di lavoro. Penso che con un milione di auto elettriche entro il 2020
potremmo far ripartire subito gli stabilimenti del Sud”. Così Luigi Di Maio, a Napoli. “Vogliamo creare un nuovo piano energetico nazionale che prevede un milione di auto elettriche nei prossimi anni”, ha aggiunto (Ansa, 12 febbraio 2018)

Un milione di auto elettriche. In Italia. Entro il 2020. Voi capite perché prendere sul serio questa gente è pressoché impossibile? Oppure, prendete l’ultimo flusso di coscienza del “garante”, Beppe Grillo, sulla produttività e la riduzione di orario di lavoro. Le cose che di solito fanno salivare i radical chic frequentatori più di salotti che di aziende italiane. Se volete avere una spiegazione didattica del perché quello di Grillo è un momento di “arte” comica, potete leggere Massimo Fontana.

Tornando a Rimborsopoli, i dati politici sono i seguenti:

  • Il M5S è strutturalmente incapace di controllare alcunché, dai server di Rousseau ai rimborsi dei propri eletti, inclusi quelli che “hanno firmato qualcosa” senza sapere di cosa si trattasse. Perfetto pedigree per dare loro la chance di guidare questo paese;
  • Se tu sei la moglie di Cesare, inutile dire che arrivano le “inchieste a orologeria”, tecnica molto italiana per scaricarsi di responsabilità. Inutile per i miei standard ma sempre efficace in un paese che cerca disperatamente di fottere la realtà, e poi viene punito duramente da essa;
  • Il M5S, se sarà coerente, rischia di perdere subito dopo le elezioni, almeno una decina di parlamentari. Vero tuttavia che alcuni potrebbero essere “graziati”, al grido “e gli altri, allora?” ed una bella autocritica in piazza, e si torna al punto precedente;
  • Sempre della serie “e gli altri, allora?”, ricevo proteste da persone molto ragionevoli circa il fatto che si rischierebbe di perdere di vista il fatto che questi sarebbero “peccatucci veniali” rispetto a “e gli altri, allora?”, che rubbbano e se so’ magnati tutto. Se andiamo per logica, oltre che per evidenze pratiche, si potrebbe serenamente replicare che questi non sono ancora entrati nella vera stanza dei bottoni, e quindi ogni paragone o patente di “honestà” a prescindere, ha assai poco senso anche se forse, in un paese disassato come l’Italia, argomentando in questo modo riesci anche a durare. Il tempo necessario per dare il tuo contributo di chiodi alla bara, s’intende.

Perché il M5S è semplicemente il distillato di questo paese.

Addendum del 16 febbraio – Se poi gli italiani che passano le giornate a berciare “e gli, altri, allora?” guardassero non alle donazioni bensì a quantità e qualità delle richieste di rimborso, non sarebbe male:

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