Hanno ucciso il Salvastati, chi sia stato non si sa

Alla fine, col ritardo che caratterizza lo sport olimpionico italiano, il lancio della stronzata idiozia, anche la stampa estera è stata costretta a coprire l’ultima trovata degli italiani, la cancellazione del debito prodotto durante la pandemia. E quindi, oggi sul Financial Times abbiamo un’intervista al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sul tema. A cui fa da rintocco l’intervista a Repubblica di Paola Taverna, vicepresidente del Senato. Pianificate o meno tali interviste, non cambia granché: resta il divorzio dalla realtà e il cocciuto tentativo di non pagarle gli alimenti.

Di Maio appare istituzionale e riflessivo, un vero giovane statista per la Nuova Europa che s’avanza a grandi passi, purtroppo solo nella fantasia di alcuni italiani. Quindi niente cancellazione:

L’obiettivo deve essere un debito sostenibile e un buon debito. C’è stato un grande dibattito sul debito contratto durante la pandemia. Io invece credo che ora dobbiamo focalizzarci sullo spendere questi soldi nel modo più produttivo per l’Italia. Dobbiamo assicurarci che questi investimenti a debito possano essere ripagati e che siano investimenti produttivi.

E sin qui, direi che siamo alle abituali banalità di senso comune. L’intervista segue l’editoriale del Financial Times in cui letteralmente si sfidava l’Italia a emettere debito a lunghissima scadenza, anche perpetuo, per cogliere l’occasione di ristrutturare l’economia agli attuali tassi ai minimi storici.

Uno sguardo dal balcone

Sono passate solo tre settimane da quando, in un commento sul blog delle cosiddette stelle, il M5S si era nuovamente arrampicato sul balcone della vittoria, quello da cui di solito si grida “e ora, chiedeteci scusa”, che ricorda molto la celebre frase del segretario del PSDI della Prima Repubblica, Pietro Longo: “la storia ci dà ragione”. Certo, fratello.

E infatti, il remoto 17 novembre 2020, il titolo del blog era “Avevamo ragione noi. Cancellare il debito da Covid è possibile“. Deve essere una sensazione inebriante, passare il tempo ad avere ragione, mentre si dorme il sonno dei giusti incompresi.

Il gancio per issarsi di nuovo sul balcone era stata, ricorderete, l’incauta e molto italiana dichiarazione del presidente dell’Europarlamento, David Sassoli, in una intervista a Repubblica. Non è chiaro se si trattasse di prova costume quirinalizia o genuina convinzione che, alla fine, lo spirito guida di Giorgio La Pira (di cui Sassoli è devoto) fosse giunto in soccorso del popolo italiano per liberarlo dal faraone del debito.

Oggi, dietrofont di Di Maio e Taverna, all’indomani del voto parlamentare con cui il nostro paese ha approvato la mozione che apre la strada alla ratifica della revisione del MES, e in cui un piccolo nucleo di grillini “dissidenti” si è ulteriormente rimpicciolito, non prima di aver consentito a noti maratoneti da tg di iperventilare come sempre da alcuni decenni a questa parte.

Scusate il rapido inciso: potremmo smettere di usare il termine “dissidenti”, che ricorda figure enormi e tragiche della resistenza umana, come Solženicyn, applicato a baruffe da cortile di un paese fallito? Magari usiamo “dissenzienti” e cerchiamo di preservare il senso del ridicolo che ci è rimasto. Grazie.

Debito, ergo sum

Torniamo a Di Maio. Il quale, assieme ai suoi colleghi di partito, deve aver nel frattempo elaborato che ci attende una nuova era, quella della sospensione a oltranza del Patto di Stabilità:

Credo che dopo questa pandemia non possiamo più pensare al patto di stabilità e crescita nel modo in cui lo abbiamo fatto in anni recenti, credo sarebbe insostenibile per ogni paese. Tutti i paesi, più o meno, hanno dovuto ricorrere al debito, e perciò i vecchi parametri del patto di stabilità non funzionano [più]. Potremmo persino rivedere la cornice temporanea degli aiuti di stato su alcuni settori strategici.

E qui, solito mischione. Come diceva Warren Buffett, quando scende la marea si vede chi sta nuotando senza costume. Allo stesso modo, quando avremo la pandemia alle spalle, si vedrà chi riesce a crescere e chi no. Tutto lì. Possiamo rinviare il patto di stabilità per altri 2-3 anni (forse), ma alla fine è semplicemente impensabile che la Bce proceda a sottoscrivere debiti nazionali senza problemi.

In quel preciso momento, i mercati si risveglieranno, comprenderanno che la lunga ricreazione è terminata, e torneranno a vendere il debito italiano. Non è difficile da comprendere, e sapete perché? Perché una alternativa che permetta agli italiani di proseguire in questa ebbrezza da debito a pie’ di lista semplicemente non esiste.

È un MES che è morto

Per ora, però, la linea del Movimento (che detta così fa anche ridere, vista la deliziosa polifonia di vibrante democrazia che accompagna quella sigla partitica) è che il patto di stabilità è morto. La vicepresidente del Senato si spinge ancora più in là, con le inferenze, e festeggia il voto favorevole della maggioranza dei pentastellati alla revisione del MES. Commentando la risoluzione di ieri, Taverna scolpisce:

C’è la nostra visione dell’Europa. Sospendere il patto di stabilità farà sì che nessuno abbia più bisogno di accedere al Mes, significa uccidere quel meccanismo.

Ma non è geniale, tutto ciò? Abbiamo votato il MES, dopo aver chiesto la mitologica “logica del pacchetto”, che vuol dire che battiamo i piedini per avere l’assicurazione europea sui depositi bancari, che nessuno ci darà mai sin quando le nostre banche saranno rimpinzate di Btp, ma tanto il MES è morto perché il patto di stabilità non esiste più. Sono profondamente ammirato dalla potenza di fuoco logico della senatrice Taverna, lasciatemelo dire.

Ci attende quindi un meraviglioso futuro, fatto di debiti nazionali sottoscritti dalla Bce; l’austerità è morta ed è solo merito del profondo processo di maturazione della leadership europea dei pentastellati, come ribadisce Di Maio, anch’egli profondamente cambiato rispetto alle acerbe elaborazioni di solo tre anni addietro:

Il M5S è diventato consapevole del proprio ruolo in Europa, e sta cercando di esercitarlo, raggiungendo accordi con altre realtà politiche.

Pensate, il M5S è talmente consapevole di tale ruolo di lievito delle politiche espansive europee, che manda in missione in altri gruppi del parlamento europeo propri esponenti, dietro la geniale copertura della scissione. Come accaduto proprio questa settimana, con l’ingresso di alcuni eurodeputati grillini nel gruppo dei Verdi. I quali sono favorevoli al MES, detto tra noi, perché quel gruppo racchiude soprattutto tedeschi e austriaci.

Ma non temete: ora i nuovi membri italiani lavoreranno per far prendere consapevolezza anche ai Verdi che il MES è finito, andate in pace. Per chiedere patrimoniali ci sarà tempo, ora è tempo di gioire. La pandemia ha rinviato la resa dei conti. È uno stellone italiano di colore nero come la morte, ma per ora ce lo facciamo bastare.

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