A metà settembre il governo italiano dovrà fornire risposte al Commissario Ue alla concorrenza, McCreevy, in merito a due procedure di messa in mora con le quali l’Unione Europea sta meritoriamente tentando di assestare una picconata al sistema dei tariffari minimi obbligatori di avvocati, architetti ed ingegneri italiani, nell’inane sforzo di aumentare il grado di concorrenza nel mercato dei professionisti di questo disgraziato paese.
Secondo McCreevy, la normativa italiana in materia sarebbe in violazione dell’articolo 49 dei trattati Ue, che tutela la libera prestazione dei servizi in Europa. Nel caso di ingegneri ed architetti si ipotizza anche la violazione dell’articolo 43, che tutela la libertà di stabilimento.
Nel caso degli avvocati, Mc Creevy osserva che i tariffari italiani sulle attività stragiudiziali (previsti dalla legge 794/ 1942 e dalla 31/ 1982) costituiscono “un ostacolo alla libera prestazione di servizi rispetto sia al destinatario del servizio (il cliente) che al prestatore (l’avvocato)”.
Bruxelles sostiene che, dal punto di vista del cliente, il divieto di poter derogare agli onorari prestabiliti impedisce all’avvocato di adeguarsi alla situazione personale o al caso specifico del suo assistito. Motivazioni riprese anche per ingegneri e architetti.
Per quanto riguarda le restrizioni al professionista, si sottolinea che “la tariffa prestabilita incide negativamente sulla concorrenza e sulla libertà tariffaria del prestatore, dal momento che le tariffe sono calcolate in funzione di costi medi, senza tener necessariamente conto delle condizioni specifiche?? di un caso. Pertanto un avvocato, un architetto o un ingegnere stabilito in un altro Paese potrebbe essere dissuaso a operare in Italia, in quanto obbligato a uniformarsi alle tariffe italiane e quindi impossibilitato a includere gli oneri proposti ai suoi clienti per le spese sostenute negli spostamenti.
Un ostacolo si configura, poi, anche per un avvocato straniero che voglia offrire prezzi inferiori a quelli dei colleghi per cause poco complesse o per gruppi di clienti particolari. McCreevy sottolinea che “la determinazione del prezzo delle prestazioni rappresenta un fattore privilegiato di promozione nei confronti dei clienti”. Pertanto “il divieto di deroga alle tariffe fissate rappresenta un grave ostacolo all’esercizio delle attività di avvocato in Italia, incidendo sulle possibilità di accedere al mercato”. Inoltre, tariffe imposte a livello nazionale sono palesemente contrarie al principio della libera circolazione in quanto potrebbero imporre a un soggetto obblighi contradditori emanati dall’Ordine del Paese d’origine e da quello italiano. L’eliminazione del sistema di tariffe minime potrebbe quindi agevolare aggregazioni tra studi professionali, analogamente a quanto accade in altri paesi, e rendere la prestazione di servizi più aderente a condizioni di mercato che sono ovviamente differenziate. Dietro tali argomentazioni è facile scorgere il fantasma della Direttiva Bolkestein sulla liberalizzazione dell’offerta di servizi, rapidamente accantonata per timore dell’idraulico polacco. La mancata riforma di quest’ambito vitale dell’economia europea è destinata ad esercitare pesanti e durevoli influssi negativi.
La legislatura italiana volge malinconicamente al termine, senza che un governo sedicente liberale abbia trovato tempo e modo, in quasi cinque anni, per por fine allo scandalo dei tariffari degli ordini professionali, e più in generale senza essere minimamente riuscito a scalfire le innumerevoli aree di privilegio neocorporativo che rappresentano la matrice del declino di competitività del paese. Si potrebbe facilmente obiettare che l’inazione governativa deriva dalla necessità di non danneggiare una parte importante del proprio blocco sociale di riferimento, ma il punto è esattamente questo: un vero riformismo liberale non deve guardare in faccia a nessuno, e lo diciamo senza timore di passare per illusi e naif. Per una volta, confidiamo quindi nell’azione salvifica dell’Unione europea.
P.S. Riguardo la strenua difesa dell’italianità del sistema bancario, segnaliamo l’incremento dei prezzi dei servizi bancari, cresciuti in luglio dello 0.5 per cento mensile e del 9 (nove) per cento su base annua. La via italiana al profitto, per larga parte del nostro sistema creditizio, passa evidentemente attraverso autarchia e taglieggiamento dei consumatori-utenti, piuttosto che attraverso competizione ed efficienza. Ma di questo bisogna chiedere conto al legislatore ed al controllore, quello che invita a convivio i propri protegés “passando dalla porta di dietro, in una via romana che non a caso si chiama dei Serpenti…
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