Quando si discetta amabilmente di produttività del settore pubblico, magari legando ad essa incrementi retributivi, come nel più classico specchietto per le allodole dell’elettorato, occorrerebbe sempre avere sottomano dei dati statistici, che permetterebbero di esprimersi con maggiore cognizione di causa. Nel Regno Unito, da un’analisi delle statistiche ufficiali effettuata da una casa d’investimento emerge che, nel secondo trimestre di quest’anno, costi e prezzi riferiti al settore pubblico sono cresciuti del 5.5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2004, mentre l’inflazione riferita ai consumi domestici è stata del 2 per cento e quella calcolata sul più generale indice dei prezzi al consumo è stata del 2.4 per cento. Se l’inflazione prodotta dal settore pubblico avesse eguagliato quella del settore privato la crescita economica britannica, in termini reali, sarebbe stata superiore dello 0.7 per cento, dall’esile 1.5 per cento rilevato ad un più confortante 2.2 per cento. Negli ultimi 12 mesi, la spesa del settore pubblico è aumentata del 7.1 per cento, mentre l’output da esso prodotto è cresciuto solamente dell’1.5 per cento.
Sempre parlando di produttività, dal secondo trimestre del 1997 allo stesso periodo del 2005, la produzione generale per pubblico dipendente è cresciuta del 9.6 per cento, cioè di circa l’1.2 per cento annuo, mentre lo stesso dato, riferito alla manifattura, mostra un incremento medio annuo del 3.5 per cento. E’ vero che la produttività della pubblica amministrazione non possiede una misurabilità diretta ed immediata, a differenza di quella della manifattura, e che occorrerebbe verificare la ricaduta generale sull’economia dell’attività dell’azione pubblica, ad esempio in termini di rimozione delle esternalità negative o creazione di quelle positive, ma è più che legittimo il sospetto che il costante incremento di tassazione e spesa pubblica, che il Regno Unito sperimenta da qualche anno, sia servito solo a comprare inflazione, e ciò spiegherebbe anche la progressiva decelerazione, ormai prossima alla stagnazione (che alcuni osservatori si spingono a definire stagflazione), dell’economia britannica, come da libri di testo.
- Un Cancelliere sotto scacco