Così Beppe Grillo, durante la sua intemerata all’assemblea degli azionisti di Telecom Italia:
“Telecom, in quanto azienda di servizi, la gestisca chi ha capitali e idee. Nessun imprenditore italiano ha insieme queste due qualità. Ma l’infrastruttura di rete è dello Stato, figlia di generazioni di italiani che hanno pagato le tasse e i canoni”.
A dire il vero, quando Telecom Italia è stata privatizzata, il ricavato è stato conferito al Fondo Ammortamento del debito pubblico, cioè destinato alla sua riduzione, a beneficio dei cittadini-contribuenti italiani. Quello è stato il corrispettivo incassato dalle “generazioni di italiani che hanno pagato le tasse e il canone”. Con la demagogia non si va mai troppo lontano. E Grillo si ricordi chi ha gestito la privatizzazione di Telecom, dieci anni fa. Non è difficile.
“Tronchetti vuole farsi pagare il premio di controllo da America Movil e da A&T e passare la mano incassando tre euro per le azioni di Olimpia quando il valore del titolo è solo di 2,3 euro. Lui incassa, i piccoli azionisti stanno a guardare.”
Qui Grillo dovrebbe rivolgersi al Legislatore, e quindi alla maggioranza di governo che, dopo essersi sciacquata la bocca in campagna elettorale con la riforma in senso “democratico” del diritto societario, nulla ha fatto per riformare il Testo Unico della Finanza in materia di Opa obbligatoria. Ancora una volta, i suoi strali sono male indirizzati.
“Lo Stato dovrebbe porre dei paletti prima che avvenga questa cessione e non mi si parli ancora della sacralità del mercato. Di quale mercato? Quello del pesce è molto più rispettabile di Piazza Affari con le regole attuali. La rete va scorporata dai servizi e resa accessibile a tutti. Chi compra il 66% di Olimpia avrà il 12% delle azioni e deve contare solo il 12%. Non un decimale in più. Le scatole cinesi vanno abolite o rese fiscalmente non redditizie.”
Perfetto. Ma, again, Grillo deve rivolgersi alla maggioranza di governo, che non ha finora fatto nulla per modernizzare il diritto societario, magari giocando d’anticipo, con coraggio ed inventiva, sull’evoluzione della normativa comunitaria, ancora troppo nebulosa. Quanto alla richiesta di dimissioni ai manager che gestiscono Telecom Italia, mandatari dell’azionista di controllo, è superflua. E’ il mercato, persino quel simulacro di mercato che abbiamo in questo paese, che sta spingendo Tronchetti a dimettersi. E con ignominia, vista la minusvalenza sul prezzo delle azioni di Telecom Italia accumulata negli ultimi sei anni.
Caro Grillo, prenda meglio la mira, la prossima volta.