Sarkozy si nasce o si diventa?

Con l’approssimarsi del primo turno delle elezioni presidenziali, anche in Francia si assiste alla moltiplicazione di stralunate dichiarazioni dei candidati, tese a catturare singoli segmenti dell’elettorato. Negli ultimi giorni, a segnalarsi maggiormente in questa attività è stato il candidato neogollista, Nicholas Sarkozy. Il quale dapprima ha detto che, se eletto, farà tutto il possibile per ottenere la riscrittura del Trattato istitutivo della Banca Centrale Europea, per rendere l’istituto di emissione di Francoforte più orientato alla creazione di nuova occupazione. Lungi dall’essere un tentativo di “americanizzare” la Bce, questa sembra essere una posizione di demagogia politica di basso conio (per restare in tema), visto che Sarkozy e la stessa Royal in queste settimane reiterano ossessivamente il mantra che la moneta unica europea ha danneggiato le imprese del continente. Affermazione priva di senso, come dimostra l’assai vigorosa crescita tedesca, basata sull’esportazione di beni capitali ad elevata tecnologia, che appaiono meno sensibili all’evoluzione del cambio. Ma l’euro è certamente un capro espiatorio buono per tutte le stagioni politiche. Credere che la politica monetaria di Eurolandia sia restrittiva, anche considerando il trend di apprezzamento del cambio sul dollaro, significa aver capito assai poco delle dinamiche monetarie. Si dirà: siamo in campagna elettorale, i francesi restano pur sempre pervicacemente “globalofobi”, nutriti a pane e sussidi agricoli, e quindi i candidati (con l’unica lodevole eccezione del centrista Bayrou) recitano a soggetto. Può essere.

Ma è nell’ambito dei temi legati alla società che Sarkozy è riuscito finora ad assumere le posizioni più bizzarre, improntate ad uno sconcertante innatismo. Dapprima ha affermato che i giovani suicidi sono “geneticamente tarati”; poi, in un’intervista pubblicata su Philosophie Magazine, ha dichiarato di “essere incline” a ritenere che pedofili si nasca. E pazienza se i pedofili hanno alle spalle, con agghiacciante regolarità statistica, storie di abusi sessuali subiti durante l’infanzia. Per completare l’opera, ha deciso che anche gli omosessuali sono tali per genetica. Salvo poi rettificare lievemente la propria posizione, concedendo la compresenza, in mix ignoto, di predestinazione e ambiente. E di sale un pizzichin, vien fatto di dire.

Ora, è vero che il pensiero liberale tende ad esaltare il principio di responsabilità individuale, contro i rassicuranti e deresponsabilizzanti giustificazionismi di sinistra sul sistema, fonte di ogni nequizie. Francamente, però, a noi pare che l’innatismo di Sarkozy, lungi dall’essere il rafforzamento iperliberale del principio di responsabilità individuale (che peraltro presuppone un ovvio libero arbitrio, se ci passate il termine), apparenti il leader dell’UMP più all’illustratore di Braunau che ad un moderno leader di una società plurale.

Malgrado ciò, Sarkozy sembra piacere molto a larga parte del centrodestra del nostro paese. Il suo innatismo incontra poi anche la comprensione, quando non l’entusiastica adesione, dei campioni dei cosiddetti diritti civili, e del loro riflesso condizionato anticlericale, vero neo-conformismo dei nostri giorni, soprattutto dopo che il Nostro ha bacchettato la Chiesa francese sul tema dell’omosessualità. E poco importa che questa sarkozyana ossessione neo-innatista abbia storicamente finito col fare discendere la patologia dalla genetica. Ciò che conta è che Sarkozy, campione di quell’iperlaicismo di Stato che rappresenta la maggiore chiesa transalpina, abbia criticato l'”altra” chiesa, quella cattolica.

Non vogliamo essere troppo severi, malgrado tutto: in campagna elettorale si tende a proferire sciocchezze in quantità industriale, come quotidianamente verifichiamo noi italiani, immersi in un permanente comizio. Forse Sarkozy è protezionista mainstream alla francese solo per vincere i voti di chi, spaventato, ha votato no al referendum sul Trattato costituzionale europeo. Forse si esprime come un eugenetista law and order al solo fine di drenare voti al bacino elettorale di Le Pen. Forse, se vincerà le elezioni, sarà la Maggie Thatcher di Francia ed il paladino della société plurielle e dei diritti civili. Oggi come ieri, però, ci sono molte cose in lui che non ci convincono. O forse ha ragione l’Economist: Sarkozy è solo il minore dei mali, faute de mieux.

UPDATE: a quale candidato siete più vicini? Scopritelo con il questionario di Le Monde. Dal tipo di opzioni disponibili per ogni domanda scoprirete che si tratta solo di diverse nuances di statalismo…

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