Sarà che le acque stagnanti e reflue della politica italiana non favoriscono analisi ed approfondimenti, sarà che il nuovo slogan della manomorta partitica sull’economia si chiama “tutela dell’interesse nazionale“, sta di fatto che oggi ci è toccato di leggere uno stiracchiato proclama di Alleanza Nazionale a favore dell'”italianità” di Alitalia, che recita stancamente:
“Ci auguriamo che la posizione univoca del centrodestra in merito alla vicenda Alitalia faccia riflettere il Governo su una scelta che più passano i giorni e più penalizza l’interesse nazionale”. Lo affermano il portavoce di An, Andrea Ronchi, e il capogruppo dei deputati di An, Ignazio La Russa, a proposito della vicenda Alitalia. “Il centrodestra – aggiungono – valuterà nelle prossime ore ulteriori iniziative tese a dimostrare l’importanza che il vettore resti italiano”
Ora, che in una “posizione univoca” del centrodestra debba rinvenirsi motivo di “riflessione” per il governo appare francamente velleitario. Ma per tornare al cuore della questione, oltre che per deformazione professionale, ci piacerebbe scorgere alcuni numeretti a supporto della tesi dell'”interesse nazionale”. Ad oggi, l’unico dato in tal senso rilevante è l’entità delle perdite della nostra compagnia di bandiera (ammainata). Tutto il resto sono chiacchiere e demagogia asfittica, posto che la soluzione-Airone è funzionale al mantenimento dell’influenza partitica (via Intesa Sanpaolo), oltre ad una robusta restrizione della competizione su almeno due tratte nazionali non certo secondarie (Milano-Roma e Roma-Catania).
Rinnoviamo quindi l’invito ad An: mostrateci dati e numeri, formulate business plan alternativi, in dare e avere. Ma per favore, piantiamola con questo interesse nazionale, che ci ha già regalato un rapporto debito-pil del 105 per cento. Le chiacchiere stanno a zero. Come il portafoglio dei contribuenti italiani.
Se i patrioti di An vogliono trovare una declinazione costruttiva del concetto di interesse nazionale, provino con quello fiscale. E si leggano il pezzo di Marco Greggi su lavoce.info. Il mantenimento in Italia della sede di direzione effettiva di Alitalia permetterebbe allo stato italiano di incassare le tasse di un vettore risanato. Un vero peccato che negli ultimi lustri Alitalia e l’Italia siano state così brutalmente depauperate di forza contrattuale. In nome dell’interesse nazionale, che diamine.