Cartoline da Montegrano

Chi ha detto che la magistratura italiana è poco produttiva? Certo, a favore di questa tesi militano i dati su procedimenti pendenti e loro durata media. Dati che l’ex guardasigilli Mastella avrebbe letto ieri, se non fosse intervenuto il contrattempo giudiziario che ha coinvolto lui, la consorte-presidente e pressoché tutta l’Udeur campana. Se avete tempo e voglia, qui troverete il testo di quella relazione: è lunga ma molto istruttiva. Si nota una stazionarietà delle pendenze o un loro lieve aumento sia nel civile che nel penale, che porta alla conclusione che anche il 2007 è stato un anno sprecato sulla disastrata strada della modernizzazione della giustizia, cioè della compiuta realizzazione della nostra sana e robusta Costituzione. Eppure, nelle pieghe della procedura penale sono state inserite norme che favoriscono la produttività dei giudici. Ad esempio, sapevate che è tecnicamente possibile sottoscrivere ordinanze di custodia cautelare, riconoscendo al contempo la competenza territoriale di un altro giudice? E’ quello che è accaduto nell’affaire-Mastella.

Gli atti sono stati inviati alla Procura della Repubblica di Napoli, che avrà competenza sui provvedimenti di convalida. E’ geniale, non trovate? In pratica, una procura può fornire lavoro ad un’altra, in uno sforzo congiunto di cui non può non avvantaggiarsi la produttività di sistema. Mentre attendiamo che procura e gip di Napoli si pronuncino, probabilmente in coda alla fondamentale inchiesta sulle squinzie di Saccà, vi segnaliamo quello che sta diventando un must della Rete: l’intervista al procuratore-capo di Santa Maria Capua Vetere, Mariano Maffei, che potete vedere qui sotto. Mastella lo ha definito “una macchietta”, motivo per il quale si è preso una querela dall’interessato. Ché insomma, non si può irridere un anziano signore assai poco avvezzo ad interloquire con i giornalisti, palesemente incapace di comprendere se e quando una videocamera è accesa. Per comprendere l’ossessiva esortazione di Maffei a “leggere il comunicato” e a non voler rispondere ad altre domande (pur restando pervicacemente a farsi torchiare dai giornalisti), occorre sapere che il procuratore Maffei è imparentato con il presidente della Provincia di Caserta, un ex pupillo di Mastella poi allontanatosi (per usare un eufemismo) dal Campanile. Ma non temete, cari concittadini che fremete di sdegno ad ogni episodio di conflitto di interessi: il dottor Maffei ci ha garantito che “il presidente De Franciscis sa benissimo che qualunque irregolarità commetta finirà in galera. Come tutti gli altri“.

Mastella (quello che “tra l’amore della mia famiglia ed il potere, scelgo il primo“) accusa Maffei di “esercizio domestico delle sue funzioni per altre vicende che lambiscono i suoi stretti parenti“. Siamo forse di fronte all’ennesimo ceppo virale di familismo amorale? Lo scopriremo, forse. Ma provate ad essere uno degli innumerevoli cospirazionisti che popolano la Rete, e di dover scrivere un bel post sulla vicenda. Ecco un possibile canovaccio del plot:

Mastella entra in rotta di collisione con De Franciscis, dopo che questi ha abbandonato l’Udeur e si è messo con la Margherita, che in Campania rappresenta una vera spina nel fianco per l’Udeur. Il procuratore Maffei, zio di De Franciscis, sta da tempo meditando di muoversi per tutelare la carriera politica del nipote, gravemente minacciata dalla fatwa emessa su di lui dalla famiglia Mastella, quando viene “avvicinato” da un incappucciato esponente della casta togata, che gli “suggerisce” di dare il via libera a Mastellopoli proprio nel feral giorno in cui il buon Clemente terrà uno “storico” (?) discorso in parlamento, presentando la sua riformicchia dell’ordinamento giudiziario. La quale riformicchia, sia ben chiaro, dà comunque fastidio alla più potente corporazione d’Italia. Maffei si agita, protesta flebilmente, invoca la sua più che quarantennale opera al servizio della legge, dice che “uno se il coraggio non ce l’ha, non se lo può dare”. Non si preoccupi, dice l’incappucciato, il suo nome resterà scolpito a lettere di fuoco nella storia dei difensori dell’indipendenza della magistratura. A Maffei brillano gli occhi: potrebbe prendere due Mastella con una fava. E firma.

Naturalmente, abbiamo scherzato. Ci preme dire, come sempre in questi casi, che abbiamo “la massima fiducia nella magistratura”. E però. Però ci sembra che una riforma dell’ordinamento giudiziario degna di tale nome dovrebbe prevedere disposizioni cogenti volte ad evitare anche la parvenza di rischio di conflitto d’interessi. Di ogni tipo, dalla separazione rigida delle funzioni (se non delle carriere) dei giudici alla incompatibilità per ogni magistrato che operi in un territorio in cui ha parenti impegnati in pubblici uffici. E magari ripulire la procedura da bizzarrie quali la possibilità di privare il prossimo della libertà “per procura” (letteralmente). Ci sarà tempo per farlo, forse.

Per ora basti segnalare quello che più ci ha colpito, nella conferenza stampa di Mastella dimissionario. La chiamata di correo di stile craxiano alla classe politica:

“Vorrei sapere perché io sarei concusso per una nomina e per tutte le altre nomine non ci sarebbero né concussi né concussori. Può non piacere il sistema che sta dietro ai giochi della politica, ma questo è. “

Una chiamata di correo anche per la magistratura, ad evidenza.

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