Questione di logica

In un articolo pubblicato su La Stampa, il professor Tito Boeri elogia la proposta di Walter Veltroni di corrispondere un “compenso minimo” ai precari. Boeri non comprende perché Veltroni abbia parlato di “compenso” e non di “salario” (e non è l’unica parte criptica del “programma” economico veltroniano), ma si lancia egualmente nella perorazione dell’istituto del salario minimo che non provocherebbe necessariamente, a suo giudizio, aumenti di sommerso. Il salario minimo, per Boeri, dovrebbe essere calibrato su anzianità dei lavoratori (una proxy della loro produttività), ed ulteriormente differenziato per macroregioni (riconoscendo finalmente che la produttività non è la stessa in giro per l’Italia) e sulla paga oraria, per coprire anche i part-timers.

Secondo Boeri, il salario minimo sarebbe comunque inferiore ai minimi retributivi stabiliti dai contratti collettivi, non rappresentando quindi una camicia di forza per l’azione sindacale. Ma se le cose stanno in questi termini, Boeri avrebbe perlomeno il dovere di domandare a Veltroni come è possibile fissare tale minimo a “mille euro e oltre”, numero palesemente irrealistico (e ben superiore ai minimi contrattuali) se confrontato con le condizioni retributive prevalenti nel nostro paese. Senza contare la complessità normativa di una minuziosa riproduzione delle condizioni di produttività del paese, in una vera e propria matrice multidimensionale. A volte usando la logica si ottengono risultati sorprendenti.

A noi sembra invece che per risolvere il problema dei working poor senza distorcere il mercato del lavoro sia largamente preferibile ricorrere a forme di welfare successive alla percezione del reddito, come le integrazioni salariali, di cui abbiamo già parlato. Tali interventi interesserebbero esattamente i lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva. Il professor Boeri, che specifica di non essere tra gli estensori del programma economico del Pd, ha forse voluto con questo intervento rimarcare la propria “vicinanza” alle tesi di Veltroni, rendendosi disponibile per l’eventuale fine tuning, ma non sembra fornire un grande servigio all’esigenza di rilancio della produttività e di ridefinizione di un welfare universalistico.

Nel frattempo, alcune analisi economiche segnalano la più che concreta possibilità che il prodotto interno lordo italiano del quarto trimestre 2007 sia diminuito. Ne parla il Financial Times, riprendendo lo studio di Marco Valli di Unicredit, per il quale la contrazione del nostro paese potrebbe aver toccato lo 0,3 per cento trimestrale. Solo il ritardo nella pubblicazione del dato ufficiale, causato dalla ridefinizione del set di dati da parte dell’Istat, ha finora impedito alla campanella di fine ricreazione di por termine alla leggenda del santo tesoretto, e far calare l’ignominia su tutti i magliari che tale leggenda hanno alimentato. Appuntamento al 29 febbraio alle 12, quando conosceremo il dato finale del trimestre.

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