Giro giro tondo

Dopo la Norvegia, quello che potremmo definire il “virus dell’italianità” sembra essere stato isolato anche negli Stati Uniti, nel ceppo noto come “demagogia politica” ibridato con “analfabetismo economico”. In queste settimane il dibattito pubblico tra i candidati alla Casa Bianca si sta focalizzando sulla proposta di John McCain di sospendere l’imposta federale sulla benzina (gas tax) durante la summer driving season. Proposta bizzarra e controproducente, ma immediatamente ripresa con entusiasmo da Hillary Clinton, mentre Barack Obama si è detto contrario. Ma, come vedremo tra poco, questo non è esattamente un merito.

La sospensione della tassa, che ammonta a 18,4 centesimi al gallone, priverebbe l’Highway Trust Fund (la struttura pubblica che gestisce le infrastrutture autostradali statunitensi) di circa 9 miliardi di dollari per i tre mesi estivi. Tutto questo per permettere agli automobilisti di recuperare una trentina di dollari di carburante in tre mesi, secondo le stime del Congressional Budget Office. Fanno 30 centesimi di dollaro al giorno. Nel frattempo la riduzione di prezzo della benzina, stimolando i consumi, metterebbe pressione alle raffinerie, caratterizzate da forte rigidità produttiva. In altri termini, la loro curva di offerta di breve periodo è sostanzialmente verticale. Il risultato finale sarebbe un più che prevedibile aumento di prezzo della benzina ed il ripristino dello status quo ante, lasciando però le compagnie petrolifere con maggiori profitti.

Ma Hillary, che è la più astuta del reame, ha già pronta la soluzione: una bella tassa sui sovraprofitti delle perfide oil companies, il cui gettito verrebbe girato all’Highway Trust Fund. Al termine di questo girotondo l’Highway Trust Fund manterrebbe la propria dotazione finanziaria inalterata, le compagnie petrolifere (se la tassa aggiuntiva venisse rimossa alla fine dell’estate) avrebbero un volume di profitti largamente inviariato, ceteris paribus. Ah, e gli automobilisti si ritroverebbero con un prezzo alla pompa pressoché invariato. Obama, più raffinato, prevede invece che il governo federale cessi gli acquisti per la Riserva Petrolifera Strategica, una windfall tax permanente sulle aziende petrolifere ed uno schema di cap and trade il cui gettito servirebbe a finanziare la riduzione dei costi dell’energia per i meno abbienti e le energie alternative.

Obama sembra tuttavia ignorare che la maggiore tassazione delle compagnie petrolifere, riducendone la profittabilità, costituirebbe un forte disincentivo agli investimenti, frenando l’offerta di lungo periodo e mettendo pressione sui prezzi. Nel frattempo, la leadership democratica del Congresso ha già mandato a dire a Hillary che la sua proposta non troverà seguito parlamentare. Ciò malgrado, la ex first lady continua indefessa a battere il paese nella per lei abituale modalità “help is on the way”, brandendo la propria levata d’ingegno. Anche se l’aiuto pare servire a lei. La donna più smart d’America, quella che ha già schivato le pallottole dei cecchini mentre da sola risolveva la guerra in Bosnia, durante l’ennesima full immersion tra usi e costumi della ‘ggente comune, proprio non riesce a convincere un distributore automatico a darle un caffè. Let’s talk about experience.

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