Una grande famiglia

Prosegue la storica e feconda tradizione di trasmigrazione di giornalisti del gruppo Espresso-Repubblica ai vertici de l’Unità. Dopo Antonio Padellaro, alla direzione del giornale fondato da Antonio Gramsci arriva Concita De Gregorio. Uno scarno comunicato della proprietà ha ufficializzato la nomina. Un passaggio già nell’aria da qualche tempo, che suscita il replay dello psicodramma vissuto anni addietro, in occasione dell’uscita di Furio Colombo, che aveva fatto gridare all’inciucio ed alla decapitazione della leggendaria “libera stampa”. Il comunicato della Nie (Nuova iniziativa editoriale SpA, società editrice del giornale acquistata da Renato Soru), redatto venerdì al termine di una mattiniera riunione del cda, spiega che:
”Questo avvicendamento è ritenuto funzionale al progetto di sviluppo e di innovazione de l’Unità soprattutto in direzione della multimedialita”’. Singolarmente, il termine multimedialità è esattamente quello usato da Paolo Bonaiuti nella ormai celebre conferenza stampa in cui, il mese scorso, sono state indicate le linee-guida della riforma del regime di contributi all’editoria.

Forse è per questo che Marco Travaglio ha già avviato un discreto fuoco di sbarramento, dichiarando che il termine gli suscita “l’orticaria”. Travaglio, che annusa complotti ad ogni angolo di strada, ha già intimato all’editore di chiarire in modo “trasparente” i motivi per i quali Padellaro debba lasciare la direzione, rispolverando tutta la panoplia accusatorio-cospirazionista che tanta fortuna gli ha dato come autore di instant-book: ”E’ preoccupante che il disegno avviato tre anni fa con la cacciata di Colombo e rimasto incompiuto per la continuità garantita dalla direzione Padellaro, venga ora completato”, dice il giornalista. Nel frattempo, c’è chi teme una ‘svolta moderata’ del giornale e chi scommette sulla fuoriuscita dei protagonisti di ieri: Furio Colombo e Antonio Padellaro che – secondo il Foglio – potrebbero fare un quotidiano tutto nuovo insieme ad Antonio Di Pietro, immaginiamo dal progressivo titolo “A tutta manetta“. Forse il problema di Travaglio è solo l’incapacità a comprendere che la nomina del direttore di una testata spetta all’azionista, che nel caso de l’Unità (tu guarda la coincidenza) è appena cambiato. Ma sappiamo che in Italia, quando si parla di editoria, le normali regole del mercato diventano un trascurabile optional.

In tutto ciò, Padellaro si congeda dai lettori masticando amaro sulla scelta dell’editore (appunto), e ribadisce la propria professione di fede antiberlusconiana con una versione extended play della hitresistere, resistere, resistere” di borrelliana memoria. La liturgia del cambio di direzione si completa con il comunicato del cdr, che saluta la fine di una fase di incertezza, e si accinge a votare il piano editoriale della De Gregorio, se del caso fornendole puntuali suggerimenti su come si gestisce una redazione antropologicamente superiore: codici, leggi e pandette alla mano.

Potendo avanzare un umile suggerimento alla direttrice-direttora, vorremmo chiederle di curare maggiormente la redazione economica, che nel recente passato ci ha regalato tali e tanti svarioni da fare impallidire le solitamente acute analisi di Daniele Capezzone in materia. E buon lavoro a tutti.

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